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andy muschietti, Bill Skarsgård, craig r. baxley, it, john ritter, mick garris, stephen king, tim curry, tommy lee wallace
It il film, la prima parte almeno, è uscito in (quasi) tutto il mondo, Italia esclusa ovviamente. Per quello bisogna aspettare il 19 Ottobre quando ormai noi saremmo la barzelletta del pianeta.
Io, nella scelta se vedermelo a casa in un discreto cam o farmi 4 ore di auto per gustarmelo in un cinema all’Estero, ho scelto, come il Franklin di GTA V, la decisione meno assennata. Ieri, con la potenza di un audio potentissimo, uno schermo gigante e ben 4 ore sul groppone per arrivare alla (quasi) vicina Ginevra, ho visto It. Certo in inglese sottotitolato in francese, e sia il mio inglese che il mio francese fanno schifo, ma n’è valsa la pena.
Alla fine quindi com’era It di Muschietti?
Una bomba.
Avevo però deciso di non parlarne qui perché volevo dedicare più spazio ad una lista di film introvabili su vhs che aspettano solo di essere recensiti e che, anche stavolta, aspetteranno.
La molla che genera questa non recensione è il solito dibattito che infiamma i vari forum di cinema, se ne esistono ancora, o i tanti gruppi facebook dedicati all’horror: è meglio It la miniserie o It il film? Un tema che sta superando per complessità gli eterni quesiti “E’ nato prima l’uovo o la gallina?”, “Mi piace più il culo o le tette?”, “Perchè non esiste più il risolatte al cioccolato?”.
Quindi ho deciso di richiamarli qui i due It, il Pennywise di Tim Curry, criogenizzato al 1990, e il Pennywise di Bill Skarsgård, allenati rispettivamente da Tommy Lee Wallace e Andy Muschietti, in quello che si prospetta uno scontro di boxe epocale, al pari di quello tra Tyson e Holyfield.
Voi su chi puntereste?
Ho rivisto da pochissimo la miniserie It e devo dire che me la ricordavo molto peggio di quella che effettivamente è. Posso affermare con certezza che è senza dubbio uno dei migliori prodotti tratti da Stephen King per la tv (con Le notti di Salem di Tobe Hooper). Questo però non rende It un ottimo prodotto né tantomeno la cosa migliore diretta da Tommy Lee Wallace che il più delle volte qui sembra svogliatissimo. E’ comunque una miniserie più che discreta che sarebbe potuta essere ottima, forse però i tempi non erano ancora maturi. It 1990 non manca di grandi scene che si intervallano però a momenti di stanca atroce.
C’è da dire che Tommy Lee Wallace veniva da due film di un certo culto, lo sfortunato Ammazzavampiri 2 e il grandioso Halloween 3, e aveva ancora un certo estro nel girare prima che Flipper o il terribile Vampires 2 lo rendessero uno shooter qualunque. I prodotti tratti da King, soprattutto quelli televisivi, tendono a depersonalizzare anche i migliori talenti, ne sa qualcosa un regista ottimo come il Tom Holland di Fright night e La bambola assassina reso un inetto incapace dai Langolieri o l’esuberante Craig R: Baxley di Action Jackson e Arma non convenzionale trasformato in un pedante Piero Angela dell’Apocalisse da La tempesta del secolo. Per questo Mick Garris è uno che riesce bene anche nei disastri kinghiani perché ha già di suo uno stile di regia piatto e poche velleità autoriali.
In It invece si percepiscono le ambizioni, la voglia del giovane Lee Wallace di portare in tv il cinema: ci sono le carrellate, i movimenti di macchina, il timido splatter, gli spaventi improvvisi prima di capire che cazzo fossero i jumpscare. Tutto questo cozza e si sfracella dietro una sceneggiatura che deve condensare 1000 e passa pagine in neanche tre ore e dieci, che sacrifica i momenti più alti del libro per dei compromessi, che non riesce ad essere eccitante in tutta la sua durata, ma crolla, si disgrega e poi cerca ancora di appassionare quando il pubblico si è già addormentato. In It funzionano alla grande i rapporti tra i bambini, la prima parte meglio della seconda che risulta più ripetitiva e meno interessante, i momenti puramente horror con tocchi di gustosa cinefila come l’arrivo della mummia o del lupo mannaro nella trasfigurazione del cult anni 50 I Was a teenage werewolf. Non funziona invece la scelta del cast in quasi tutta la sua totalità con attori che sembrano spauriti, fuori parte per l’età o in overacting più atroce come John Ritter. Sicuramente la scelta dei giovani perdenti è migliore della controparte adulta, ma in generale, a livello recitativo, siamo sul mediocre andante. Si salva l’efficace Brandon Crane nei panni di Ben bambino/Cannone e naturalmente il Pennywise di Tim Curry.
Eccolo qui il fulcro del nostro articolo: Tim Curry e il clown danzante. Diciamolo subito che si sta parlando di una leggenda dell’immaginario collettivo, al pari del Freddy Krueger di Robert Englund. Toccarlo è come toccare la mamma, provare a rimpiazzare un’icona di tale spessore è un atto di guerra che trasforma ogni buon patriota del cinema in Trump contro la Corea del Nord.
Tim Curry nel 1990 aveva alle spalle già almeno due ruoli di un certo peso nella storia del cinema, il transessuale Frank-N-Furter di The Rocky horror picture show, e il diavolaccio dello sfortunato ma bellissimo Legend di Ridley Scott. La sua interpretazione in It è sicuro di maniera, ma alla fine lo era pure quella comunque grandiosa di Jack Nicholson in Batman. Questo non toglie che, per chiunque abbia visto soltanto la miniserie di Wallace, lui è It, il male, l’inizio di tante sedute dallo psicologo per curare la coulrofobia. Certo Tim Curry non è l’It del libro di King, ma è comunque l’It che ci verrà tramandato nei secoli dei secoli con buona pace di Bill Skarsgård.
Per il trucco di Pennywise, l’effettista Bart Mixon (Nightmare 2, Robocop, Ammazzavampiri 2) si ispirò a Lon Chaney nel classico Il fantasma dell’Opera in versione però “clownesca”. Il trucco sul viso di Tim Curry era così esagerato che l’attore stesso doveva sembrare “un cartone animato vivente“. Furono usati soltanto effetti speciali vecchia scuola, a parte alcune scene che richiedevano una tecnica molto simile allo stop motion. It all’epoca costò la cifra non indifferente di 12 milioni di dollari, fu un grande successo televisivo e vinse anche un Emmy per la colonna sonora di Richard Bellis.
King all’epoca gradì questa serie tv definendola “molto buona, un adattamento veramente ambizioso di un libro davvero lungo “. Certo, come già detto, King non pecca di grandissimo spirito critico nel giudicare gli adattamenti dei suoi libri, ma stavolta perché non appoggiare il suo giudizio?
Sia dato atto che la miniserie era stata concepita per durare sulle otto ore, ma alla fine si optò per ridurre drasticamente la durata. All’inizio della partita poi doveva esserci come regista George A. Romero, ma per problemi con la produzione rinunciò all’incarico, proprio perché la serie era stata condensata in meno ore (all’epoca tre puntate, poi diventate due). Non che alla ABC non piacesse It, ma non si fidavano a finanziare così tante puntate per quello che alla fin dei conti era un horror, quindi un genere basso. Lo sceneggiatore Lawrence D. Cohen, lo stesso di Carrie, parlando di It dichiarò che “era una via di mezzo, tante cose si erano perse nell’adattamento di tre ore come la perdita della verginità dei perdenti con Bev, ma altre molto buone erano rimaste come la sequenza dei biscotti della fortuna“. Per lui It era come una guerra e come ogni guerra aveva vittime da lasciare sul campo di battaglia.
Passiamo però all’It di Muschietti che, come specificato ad inizio articolo, è un gran bel film, a livello spettacolare sicuramente dieci spanne sopra il precedente adattamento.
E’ bene dire però che cambiano i mezzi, lì la tv degli anni 90, che era ben lontana dagli standard di adesso, e qui invece il cinema.
L’It 2017 dura ben 2 ore e 15, ma è un luna park velocissimo di immagini, sensazioni e spaventi, tanti e ben dosati, anche per chi è smaliziato.
Muschietti fa un passo gigantesco dal suo precedente lavoro, La madre, e finalmente dimostra il suo talento in una storia ben scritta che non è soltanto terreno sterile per un esercizio di stile alla Wan o alla Balaguero. Certo le influenze di film come Dead silence o Insidious sono ben visibili, soprattutto quando entra in scena una donna spaventosa da un quadro, ma in linea massima il film ha una propria originalità soprattutto in una messa in scena impeccabile e in una capacità di inorridire e spaventare che non aveva il precedente modello.
Gli attori sono tutti in parte, stavolta, anche se la pellicola si ferma alla parte del passato senza mai mostrare il futuro, ventisette anni dopo, dei perdenti, come invece la pellicola di Wallace. L’azione è spostata a fine anni 80 e l’effetto Stranger things è evidente anche nella scelta di usare il Finn Wolfhard del telefilm Netflix. La città di Derry, rispetto al vecchio prodotto, è comunque più viva e credibile e non si limita a due strade addobbate in stile vintage.
Tra gli attori la più convincente è senza dubbio la quindicenne Sophia Lillis in un ruolo non semplice, quello della ragazzina abusata dal padre. Anche in questo caso i temi sono più accentuati laddove precedentemente la miniserie alleggeriva le violenze sessuali o gli atti di bullismo spinti alla tortura.
Le trasformazioni di It sono sicuramente meno cinefile ma più terrorizzanti sia quando la creatura diventa un lebbroso che quando strappa un braccio ad un bambino sotto la pioggia. La trasformazione in ragno che tanto fece arrabbiare gli spettatori dell’epoca non si vede ancora, ma, se il film seguirà l’opera letteraria, l’andamento sarà quello. Niente di grave certo anche perché il grosso ragno nella miniserie di Wallace falliva soprattutto per via di effetti speciali non proprio di primo livello.
Bill Skarsgård, giovanissimo e non proprio un attore di grido, è però una sorpresa inaspettata, piacevole e un ottimo Pennywise ben diverso dal precedente di Tim Curry. La scuola sembra essere quella del Jared Leto di Suicide squad o ancor prima dell’Heath Ledger de Il cavaliere oscuro, uno studio alle radici, quindi il libro di King, senza imitare il modello famoso precedente. Il suo It è più fisico, meno grottesco, con comportamenti che ricordano quelli di un bambino, uno spaventoso clown dagli sbalzi di umore improvvisi e inaspettati. L’attore ha fatto un lavoro ottimo e purtroppo le critiche negative che potrebbe ricevere saranno giustificate soltanto dalla cieca ottusità dei fan hypster del cinema horror.
In pochi giorni di uscita, It di Muschietti è già un successo si sta lavorando già al seguito che speriamo mantenga le premesse di questa prima parte e fissato per il Settembre 2019.
Intanto mentre noi parliamo i due clown si sono seduti sugli sgabelli in attesa del gong. Sono sicuro sarà uno scontro equo tra pagliacci del male, sicuramente Tim Curry si tramuterà in ragno mentre Bill Skarsgård proverà a morderlo e i suoi denti, si sa, sono affilatissimi.
Se dovessi scommettere forse punterei sul nuovo arrivato, ma, come l’Apollo di Rocky, credo che il Pennywise anni 90 aveva e ha ancora delle carte da giocare.
Mi siedo comodo e aspetto. Inizia lo scontro. It vs It. Voi avete scommesso, vero?
Andrea Lanza