• Chi siamo
  • Vuoi collaborare?

Malastrana VHS

~ i film più oscuri e dimenticati

Malastrana VHS

Archivi della categoria: freddy krueger

La saga di Nightmare on Elm Street

06 domenica Ago 2017

Posted by andreaklanza in freddy krueger, I grandi saggi di Malastrana vhs, nightmare, Recensioni di Andrea Lanza, robert englund

≈ 15 commenti

Tag

criptogay negli horror, freddy krueger, fumetti, jack sholder, nightmare, videogames, wes craven

I sogni sono mondi incontrollabili dove fantasie e frustrazioni si riversano anarchicamente durante il sonno. Non esiste una ragione o un Dio che regola l’illusione di un’azione in questa landa onirica: si può volare, i nostri cari defunti posso risorgere per parlarci, l’assurdo daliano diventa realtà di tutti i giorni, e naturalmente tutte le nostre fobie prendono una forma materiale nell’irrealtà delle nostre visioni notturne.

MV5BN2VmMjA2NDAtMzY1Yi00MDRkLTg1NjMtOWMxMmZkODdiYzU5L2ltYWdlXkEyXkFqcGdeQXVyNTAyODkwOQ@@._V1_SY1000_CR0,0,1334,1000_AL_.jpg

Freddy Krueger è l’incarnazione delle nostre paure ataviche, l’idea del buio che fa paura, del dormire senza risveglio, del baubau che vive sotto il letto. Ma non solo: Freddy Krueger è anche il sesso sporco, quello che distrugge l’idea da ragazza del principe azzurro, la rozzezza, la volgarità del maschio che al posto di essere detestata inconsciamente viene desiderata in un riappropriarsi del ruolo primordiale di femmina tolti i panni della donna pensante. Per questo forse, a differenza di Jason, il ritardato assassino di Venerdì 13, Freddy, con il suo maglione a righe e il cappello a lunghe falde, è diventato non solo un personaggio leggendario da film, ma una vera icona per i ragazzi di tutte le età: perchè è vero che Freddy è dannatamente pericoloso, ha gli artigli come un gatto e fa paura la sua voce, ma è anche tremendamente sexy nella sua mostruosità incarnando perfettamente tutto quello che detestiamo e che ameremo essere, un segreto che nascondiamo nella società delle apparenze.

image.jpg

Nightmare dal profondo della notte (1984)

Alla base di A Nightmare On Elm Street (Nightmare dal profondo della notte) ci sono gli scritti di Castaneda, uno studioso che si addentrò attraverso i suoi libri nei mari inesplorati del sogno, ma anche le vicende del serial killer Albert Fish, uno tra gli assassini più infami della storia che uccise e stuprò centinaia di bambini nell’America dei primi del 900. Craven in diverse interviste poi asserì che furono fondamentali almeno due episodi della sua vita per dare forma a Freddy Krueger: l’incontro quand’era bambino con un barbone che lo spaventò a morte e le angherie subite da parte di un bulletto che si chiamava appunto come il nostro mostro dalle unghie aguzze. A questo aggiungiamo un fatto di cronaca americano dei primi anni 70 dove un ragazzo asiatico svegliò di notte la famiglia con urla terrorizzanti e morì nel sonno come se stesse lottando disperatamente contro qualcuno.

008-a-nightmare-on-elm-street-theredlist

“Era una notte quando mi svegliai e guardai fuori dalla finestra: sotto c’era questo barbone che mi guardava dritto negli occhi. Era vestito come Freddy Krueger, maglione simile e portava quel sudicio cappello, doveva essere un ubriacone. Mi nascosi, contai nel buio, uno, due, tre, cento, ma quando alzai la testa lui era ancora lì e mi guardava ancora, gli occhi cattivi fissi su di me. Vidi che faceva il giro della casa e sentii che armeggiava con la porta. Svegliai mio fratello che scese con una mazza da baseball, ma fuori non c’era nessuno (…) Poi ci furono una serie di articoli sul Los Angeles Times usciti a distanza l’uno dall’altro che raccontavano episodi simili su tre persone di origine orientale che non riuscendo a convivere con i ricordi della guerra in Vietnam morivano nel sonno. Uno di questi era più interessante di altri perchè appena letto mi dissi che c’era la materia per un film: un ragazzo che era stato in un campo di riabilitazione, in Cambogia credo, viveva ora con i genitori in America e si rifiutava di dormire perchè diceva che nel sonno poteva morire. Trovarono nella sua stanza nascoste tazze che aveva riempito con il caffè: cercava in tutti i modi di non addormentarsi. Una sera i suoi tornano e lo trovano addormentato davanti alla tv, sono felici perchè sta riposando pacificamente, ma poi nel cuore della notte si sveglia e sembra che lotti con qualcuno finchè non muore. Ecco lì c’era il seme per Nightmare”. [Wes Craven]

019-a-nightmare-on-elm-street-theredlist.jpg

Il regista aveva cominciato a scrivere una sceneggiatura di Nightmare on Elm Street già verso il 1981, dopo aver finito la produzione del cinecomix Swamp Thing (1982) quando era uno degli autori giovani più promettenti sulla piazza, ma piazzare il film su Freddy Krueger non fu facile anche perché l’horror in quel periodo era visto di malavoglia ad Hollywood, e poi non dimentichiamo che si parlava di un pedofilo assassino, argomento tabù per l’America puritana. Nightmare infatti viene rifiutato dalle maggiori major e trova una via solo grazie al coraggio di una casa indipendente che alle spalle aveva poche cose importanti per di più documentari, la New Line che, ancora a distanza di anni e di grandi successi, è conosciuta dai fan come “The House That Freddy Built“.

027-a-nightmare-on-elm-street-theredlist.jpgCurioso come tra le case che si interessarono al progetto ci fosse pure la Walt Disney che voleva però un prodotto molto più edulcorato e per ragazzini. Alla fine Craven scelse di descrivere Krueger soltanto come un assassino di giovani stemperando il risvolto pedofilo (che tornerà nel remake recente). Per il ruolo di Nancy Thompson, Craven voleva a tutti i costi un’attrice non conosciuta e la scelta cadde su Heather Langerkamp che battè qualitativamente ai provini quasi 200 attrici. L’indirizzo fittizio dell’abitazione dove si svolge la vicenda è il 1428 di Elm Street a Los Angeles, California, divenuto un po’ il marchio della serie. Durante la produzione, più di 500 galloni di sangue finto furono utilizzati per gli effetti speciali: si pensi che per la famosa sequenza del geyser di sangue, si riciclò lo stesso set con stanza girevole utilizzato per la coreografica morte di Tina. Altra curiosità è su come sia stata girata la famosa scena dell’artiglio che fuoriesce dall’acqua mentre Nancy sta facendo il bagno: il set fu costruito su una piscina e fu realizzata una speciale vasca senza fondo.

a_nightmare_on_elm_street_1984_720p_brrip_x264_yift_bitloks_03_large.png

Il regista di Venerdì 13, Sean S. Cunningham, vecchia conoscenza di Craven fin dai tempi del suo primo horror, aiutò l’amico girando una secondaria scena di inseguimento: i semi perchè le due icone dell’horror, Freddy e Jason, si incontrassero c’erano quindi già agli albori delle serie. Stilisticamente Nightmare è anche la prova più matura del regista Wes Craven che veniva da almeno due cult movie del cinema del terrore, Le colline hanno gli occhi e L’ultima casa a sinistra, stupendi affreschi di un orrore brutale e primitivo, ma di fattura registica (volutamente o meno) acerba e rozza. In Nightmare, Craven può sfogare la sua fantasia, il suo gusto per la citazione (che sfocerà in tempi recenti nell’accumulo ridondante e inutile di uno Scream 3), i suoi studi filosofici da ex professore universitario, ma soprattutto avrà l’occasione di girare forse il suo capolavoro, quello capace ancora oggi, accresciuto ancor di più da un mediocre remake, di far paura a distanza di quasi trent’anni.

A NIGHTMARE ON ELM STREET (1984) poster.jpg

Si riconoscono echi del primo Dario Argento (la preparazione degli artigli come le lame dell’assassino di L’uccello dalle piume di cristallo), ma anche influenze meramente craveriane (la scena della vasca da bagno filtrata dal poco precedente tv movie Benedizione mortale) in un contesto totalmente innovativo però per l’epoca: un universo dove la realtà e il sogno si assottigliano sempre più fino ad assomigliarsi. Restano nella leggenda del cinema horror il magistrale omicidio di Tina sotto gli occhi atterriti del fidanzato (scena omessa per la sua crudeltà da molte versioni dvd) con le artigliate sul soffitto, e il geyser di sangue surrealista della morte del ragazzo di Nancy, ma anche Krueger che allunga le braccia assurdamente come un disegno sproporzionato di un bambino dell’asilo.

022-a-nightmare-on-elm-street-theredlist

A Freddy darà il volto l’attore di teatro Robert Englund, già celebre per essere stato l’alieno buono nella serie cult V Visitors, e che da allora rinuncerà quasi per sempre al suo viso per indossare una maschera sformata di esso in seguiti e horror debitori di Nightmare. Tra gli attori fa il suo esordio la futura star Johnny Deep che non si dimenticherà di Krueger ritornando per un breve cammeo nel capitolo, sulla carta, finale della serie, Nightmare 6. Altra faccia nota è il padre poliziotto della protagonista Nancy, John Saxon, volto conosciuto dei western, ma anche cattivo dei poliziotteschi italiani tipo Italia a mano armata col compianto Maurizio Merli. Wes Craven originariamente pensò di creare per il film un finale più suggestivo: Nancy uccideva Krueger smettendo di credere in lui, ma poi risvegliandosi scopriva di stare vivendo in un incubo più complesso. Ma la New Line insistette per un altro finale dove la morte di Freddy Krueger non era data per certa aprendo quindi la strada per altri incubi. Craven era assolutamente contrario, per lui il film doveva essere un unico capitolo, ma alla fine dovette cedere, grazie a Dio, aggiungiamo noi, perché questo fu l’inizio di una leggenda che durerà ben altri 8 incubi tra remake, seguiti e spin off, senza contare fumetti e due stagioni di una serie tv.

I seguiti

Il Krueger dei seguiti è ben diverso dal Krueger originale. A poco a poco la serie, sempre di più apprezzata dal pubblico di ragazzini, si attesta sull’horror umoristico con una metamorfosi del pedofilo serial killer onirico in un clown nero e diabolico dalla battuta pronta. Se il Krueger originale parla davvero poco e uccide selvaggiamente, man mano che la serie prosegue gli omicidi si faranno più spettacolari, assurdi e così surreali da non fare neppure paura commentati dalla volgare e cinica ironia del mostro di Elm Street. L’inizio di questa tendenza si ha col capitolo più odiato da tutti i fan della serie, quel Nigtmare 2 la rivincita (1985) che anarchicamente se ne fregherà della mitologia craveriana e dei suoi personaggi per creare una storia orientata verso il filone delle case maledette che da Amityville in avanti stavano vivendo un momento di nuova vitalità. Artefice dell’opera il giovane Jack Sholder che ha all’attivo uno slasher atipico con Jack Palance, Soli nel buio, con tre pazzi mascherati al prezzo di uno, e girerà nel futuro un cult della fantascienza horror, L’alieno.

nightmare_on_elm_street_2_poster_02.jpg

Umori omosex si mischiano a scene di morte spettacolari: corpi squartati e usati come involucri per il passaggio di Freddy nel mondo onirico a quello reale con un’idea di carnalità sessuale quasi barkeriana. Eliminato il personaggio di Nancy entra in scena quello di Jesse, il tipico ragazzo della middle class che vive in villette a schiera da American beauty con la famigliola da spot mulino bianco, fa sport ed è felicemente fidanzato con una ragazza altrettanto fasulla e asessuata. Ma sotto questa patina il regista Sholder scava, come farebbe Fred con le sue unghie, fino a trovare il marcio: un padre padrone che sottomette la moglie succube, un desiderio di massacrare tutti i cari come in Amytiville possession di Damiani, solo a colpi di artigli al posto del fucile, il desiderio represso dell’amore per un amico nascosto da una facciata di infatuazione idilliaca per una donna.

9aa54f5deccc79dae196f389f7d11b9f.png Ecco che i semi per l’arrivo – ritorno di Freddy Krueger ci sono tutti. La casa di Elm street acquista una dimensione regia in questo capitolo, quasi fosse una componente fondamentale per la resurrezione di Freddy: sotto, nella cantina, si ha la fornace dove si ipotizza che Freddy costruì i suoi guanti e dove abitò prima di Nancy, ma non solo, la casa diventa quasi un’appendice dell’inferno dove Kruger acquista una dimensione quasi luciferina (idea rinforzata dalla presenza biblica di un serpente in un sogno fatto da Jesse in classe).

401926_full.jpg

E’ l’incubo che non ha bisogno più del sonno per prendere forma: un pacifico uccellino diventa un impazzito predatore per esplodere, i dischi si sciolgono quasi come in quadro di Dalì, il desiderio di essere maschio stride attraverso la penetrazione della carne da parte di Krueger, le urla femminee, i balli cripto gay con mossettine, il disgusto del sesso femminile e la ricerca di un corpo maschile per i propri desideri sessuali sfociano in una strage che grida soltanto desiderio di essere accettati. Nightmare 2: la rivincita è un potente horror, svolta originale nel concept di Craven, così decisivo da essere odiato dal suo creatore che cercherà dal terzo capitolo di riappropriarsi della saga, ma anche un capitolo dai sottotesti così complessi e profondi, mai banale, da esigere una rivalutazione meno superficiale da parte di una critica troppo frettolosa a liquidare un sequel e da un pubblico cieco verso le novità.

hothorrorrusler.jpgNightmare 2 di Sholder è anche il debutto di Freddy Krueger come superstar che, in una scena entrata nella leggenda, sciorinerà il suo amore per il pubblico di fan, “Siete tutti figli miei”, frase che potrebbe pure essere interpretata con l’idea di un male latente nel passaggio tra fanciullezza e maturità. L’idea del pullman guidato da Freddy era un’idea scartata da Craven nel finale del primo capitolo sostituita dall’auto con il tettuccio a mò di maglione kruegeriano. Sembra che sul set (ma alcune voci vogliono il fatto spostato nel capitolo successivo) fu rubato il famoso guanto icona di Freddy e questo giustificherebbe l’assenza dell’arma in molte scene della pellicola.

markpatton656

Il film, come il precedente, è un successone e passano solo due anni per il terzo capitolo scritto (tra gli altri) questa volta da Wes Craven, Nightmare 3: i guerrieri del sogno (1987). Torna ancora Nancy Thompson, la protagonista del primo capitolo e ci si dimentica del finale negativo che chiudeva quella pellicola: la ragazza ora è cresciuta, fa la psicologa e si interessa ad un gruppo di ragazzi che apparentemente si stanno suicidando in un centro di cura mentale per adolescenti. In realtà neanche a dirlo è Freddy Krueger che li sta uccidendo ad uno ad uno nei sogni. In questo nuovo capitolo, rispetto al precedente, più che la storia contano gli effetti speciale e Freddy diventa a tutto tondo il pagliaccio scuro amato dai fan.

a-nightmare-on-elm-street-3-dream-warriors-behind-the-scenes-002

Si racconta che fu un’idea di Englund di improvvisare la frase leggenda “Welcome to prime time, bitch” al posto di una più inefficace “Ora sei dentro la tv”. Lo script originale calcava molto più la mano sul tema dei suicidi abbassando l’età dei giovani protagonisti, e alla base di questa sceneggiatura iniziale fu scritta la trasposizione letteraria The Nightmares on Elm Street Parts 1,2, 3: The Continuing Story di Jeffrey Cooper con un finale diverso quindi, personaggi che muoiono a differenza della versione filmata, e un’idea aderente molto di più al concept iniziale di Craven. A farla da padrone sono soprattutto, come già detto, gli effetti speciali e le grandiose scene di morte: oltre alla ragazza con la testa infilata a forza da una Krueger tv è bene ricordare il ragazzo marionetta con le vene al posto dei fili, la morte di una ex tossicodipendente con un overdose di eroina iniettata dal guanto del killer con siringhe al posto di lame, un combattimento omaggio agli argonauti di Harriausen con tanto di scheletro animato a passo uno e naturalmente il nuovo dissacrante umorismo kruegeriano a commento di tutto.

a-nightmare-on-elm-street-3-dream-warriors1.jpg

Il film risulta divertente, ma anche molto prevedibile, ancorato banalmente alla formula del primo capitolo che sarà plagiata da tutti i capitoli successivi fino al sei. E’ però un Nightmare importante per la sua componente introspettiva nel passato di Krueger, figlio di una suora stuprata da una un centinaio di folli maniaci (tra cui lo stesso Englund senza maschera), storia fondamentale per il capitolo più minimale spettacolarmente, il numero 5 dove l’assassino ustionato ha desiderio di paternità.

MV5BNThkZWM5NmQtYmYxYS00MDNiLWFhMjItN2QzMWFlMWI5MWUzXkEyXkFqcGdeQXVyNTAyNDQ2NjI@._V1_.jpg

Nel cast spiccano almeno tre volti noti: la futura star Patricia Arquette (Una vita al massimo), Craig Watson fresco fresco di Omicidio a luci rosse di Brian De Palma e il grande Lawrence Fishburne ancora lontano sia da CSI che da Matrix. Meglio va con Nightmare 4: il non risveglio (1988) del finlandese Renny Harlin: stessa formula del tre, ma ritmo più veloce, puro divertissement pieno di grandiosi effetti speciali, ma con la consapevolezza di essere un giocattolone senza pretese di nessun tipo. Lo scettro di protagonista passa dalla Kristen di Patricia Arquette (qui sostituita dalla poco efficace cantante Tuesday Knight) alla carrolliniana Alice della bellissima Lisa Wilcox.

1088021974Morti spettacolari e alcune finezze di sceneggiatura (firmata dal geniaccio di Hollywood Brian Hegeland) come l’idea di un tempo onirico in loop. A firmare gli effetti speciali il leggendario Screaming Mad George, che trovò con Brian Yuzna il suo massimo apice di espressione artistica (Society), e che qui si scatena soprattutto in una delirante metamorfosi kafkiana di un’adolescente in uno scarafaggio gigante. Alice più della Nancy del prototipo diventa l’eroina per antonomasia della serie: non più vittima, ma protagonista capace di tenere testa a Krueger, portatrice e custode dei sogni altrui, quando Freddy invece li uccide, incarnazione perfetta di un sesso femminile forte che nella Hollywood degli anni 80 aveva visto il suo massimo apice con la Sigourney Weaver di Aliens scontro finale. Bella oltretutto la metaforfosi di Alice da nerd a guerriera del sogno man mano che qualche caro muore.

Nightmare5.jpgCon Nightmare 5: il mito (1989) la serie comincia a decadere. Alla regia il talentaccio australiano Stephen Hopkins, mal sfruttato da una sceneggiatura debole e stanca che ripropone in maniera patetica il personaggio della madre di Krueger, Amanda, e offre le morti meno originali della serie. Se il motociclista cyborg fa un certo effetto (ma la scena attenzione è stata tagliata in fase finale) lo stesso non si può dire delle altre trovate che quando non scopiazzano dai capitoli precedenti si inventano idee patetiche (Super Freddy).

In più una fotografia scura tendente al blu ed effetti specali più poveri del solito non aiutano neanche l’ottima perfomance della brava Lisa Wilcox per la seconda volta nei panni di Alice, qui da semplice antagonista di Krueger a madre di un bambino ambito dal mostro. Interessante, ma anche qui non molto sviluppata, l’idea che un feto possa sognare. Englund è sempre più senza controllo e le sue battute sono un continuo Puttana di quà puttana di là a mò di Figaro del Barbiere di Siviglia.

freddysdeadthefinalnightmare-pressphoto01

Peggio si va con Nightmare 6: la fine (1991) della produttrice Rachel Talalay, purtroppo pessima autrice dietro la macchina da presa qui come in altre occasioni (Killer machine). Nello script originale del film il protagonista doveva essere il quindicenne Jacob Johnson, figlio della Alice dei due film precedenti. Peter Jackson scrisse (con l’idea di poterla girare) una sceneggiatura alternativa di Nightmare 6, che venne scartata, dal titolo di A Nightmare on Elm Street: The Dream Love. Freddy era diventato così debole nel mondo dei sogni che gli adolescenti si vendicavano di lui entrando nel suo universo e torturandolo. Da questo incipit poi partiva la rivincita di Freddy e il viaggio onirico di un ragazzo per salvare il padre dalle grinfie del mostro di Elm Street.

Purtroppo la sceneggiatura ufficiale accettata dalla Dimension sarà peggiore delle due scartate con in più il rimpianto di cosa avrebbe potuto creare a livello visivo un talentaccio come Peter Jackson. Il livello di stupidaggine in Nightmare 6 è sopra il livello di guardia (Krueger sulla scopa a citare il classico Mago di Oz di Victor Fleming), il pubblico al quale si rivolge è quello under 14 anni con tanto di morti cartoon, scene alla game boy e tanto basso umorismo demente. Il film è impreziosito dal finale girato in 3d dove si cerca di mettere fine alla saga di Krueger con un escomotage abbastanza puerile. A interpretare il padre del giovane Fred la star dell’heavy metal Alice Cooper, ma non basta per salvare una saga giustamente arrivata alla fine.

6a01a3fb7a0449970b01b8d13af90a970c.jpg

Ma mai dire mai ed ecco che nel 1994 Wes Craven gira il più grande insuccesso commerciale della storia della serie, Nightmare nuovo incubo, ma per assurdo anche uno dei capitoli più interessanti e complessi. Si ha proprio qui la genesi del metacinema che sarà alla base del successo dei 4 Scream sempre di Craven, finzione e realtà si mischiano, gli attori interpretano loro stessi, Krueger esiste nella maschera engluniana come nell’inedita versione realista. Il creatore della serie si riappropria della sua creatura, la incupisce, gli regala una nuova mitologia, si autocita ripercorrendo le morti del primo Nightmare arricchendole però di un inaspettato realismo surrealista (vedere la morte della babysitter con stavolta Krueger presente e non più presenza invisibile come con Tina). Si citano le fiabe (Hansel e Gretel e il forno della strega) e lo stesso film diviene a sua volta una fiaba da raccontare a un bambino per stavolta esorcizzare gli incubi. Nightmare diventa l’ossessione che lega i protagonisti, l’ironica idea craveniana che Krueger ha bisogno di un seguito per sopravvivere, proprio il regista che era contrario ad un seguito fin dal primo capitolo. In questo caso, a differenza dei capitoli precedenti, non sono gli effetti speciali, ma proprio la storia a farla da padrone in una sorta di biografia fittizia dei vari interpreti e creatori di Nightmare dal profondo della notte, con legami sentimentali inesistenti nella realtà, ma possibili nell’idea di un cinema che mima la realtà, ma non è la realtà. Con questo capitolo, non capito, non amato, troppo complesso per il pubblico teen che seguiva Freddy Krueger che la saga definitivamente si spegne, ma non il personaggio di Freddy che vede in improbabili scontri e in nuovi remake una nuova linfa vitale. Difficile uccidere lo zio Fred, vero?

Lo spin off

L’idea di un film che unisse le icone dell’horror moderno (Jason Vorhees di Venerdì 13, Michael Myers di Halloween, Pinhead di Hellraiser, Letherface di Non aprite quella porta e, appunto, il Freddy Krueger di Nightmare) era nell’aria da molto tempo, ma le varie case non trovarono mai un accordo sullo sfruttamento dei vari personaggi, preoccupate su chi tra queste creature sarebbe stata l’effettiva star. Vogliamo stendere un velo pietoso su cosa l’industria in tempi moderni ha creato con la stessa idea in chiave parodistica con l’invedibile Horror movie, villipendio al buon gusto e all’intelligenza dei fan del cinema di paura.

FvJ-featured-art.jpg

L’idea che sembrò più fattibile fu appunto un Freddy vs Jason soprattutto dopo che i diritti del mostro con la maschera da hockey passarono alla New Line visto l’insuccesso di Jason a Manhattan. Si preparò il crossover con il finale di Jason all’inferno dove l’artiglio di Kruger prende la maschera del gigante di Cristal lake e a commento la famosa musichetta di Nightmare con la diabolica risata di Freddy. Si vagliarono diverse sceneggiature e le più accreditate furono soprattutto 2: The millenium massacre, in cui Freddy si scopre era uno dei sorveglianti di Jason quando affogò, e Fred teste dove una setta vuole sacrificare una bambina a Krueger, ma la sorella maggiore mette il cuore del suo fidanzato morto nel corpo di Jason per impedire questo. Alla fine la sceneggiatura finale utilizzò i migliori momenti delle due, ma trattò un’altra storia. Alla regia troviamo il regista di Hong Kong Ronny Yu da poco migrato con successo in America con La sposa di Chucky, meraviglioso capitolo della saga della Bambola assassina creata da Tom Holland (Ammazzavampiri).

d78d0175b9c730b00ecbe685739dd70c9e462828_hq Anche Freddy vs Jason sarà un successo, ma il film alla fin fine è poca cosa, divertimento nerd per fan. Il make up di Englund è stranamente simile a quello di Nightmare il nuovo incubo, più dribblato verso un Krueger surrealista e dai tratti luciferini. Purtroppo non aiuta l’eccessiva dose di umorismo becero che pensavamo di avere abbandonato dopo i mediocri ultimi capitoli della serie e alla fin fine la storia non ha una trama abbastanza forte da giustificare l’incontro tra queste due superstar del cinema horror. A interpretare Jason viene preferito Ken Kirtzinger al posto del solito Ken Hodden (stunt man icona di Jason) sembra per una maggiore altezza del primo sul secondo, ma nella scena finale, per complicare il tutto, i panni del gigante di Venerdì 13 vengono indossati da Douglas Tait. Nel cast fa la parte della protagonista la Monica Keena del serial Dawson creek e in ruoli secondari possiamo riconoscere la star della serie Ginger snaps, Katharine Isabelle, qui ridotta al ruolo di carne da macello per Freddy e Jason. Fra le tante scene oniriche da ricordare il risveglio dei suicidi in coma e l’arrivo di un Krueger in versione Bruco di Alice nel paese delle meraviglie. Di questo film esiste una trasposizione lettararia a firma di Stephen Mano che firmò pure la novelization di The texas chainsaw massacre di Nispel. Dal romanzo al film le differenze sono poche e si riassumono nel personaggio di Will che eccitandosi si trasforma in Freddy Krueger.

Il remake – reboot

Prima che la Platinum Dunes di Michael Bay (Non aprite quella porta e Venerdì 13 di Nispel tra i molti reboot di classici della paura) si interessasse a Freddy Krueger, i produttori Toby Emmerich, Bob Shaye e Richard Brenner per la New Line avevano in mente da diverso tempo un progetto per un nuovo A Nightmare on Elm Street. Dopo gli scarsi risultati dell’ultimo capitolo i vertici arrivarono alla conclusione che si sarebbe dovuta reinventare la serie in un’altra ottica totalmente diversa. Nacque l’idea di un prequel dal titolo Nightmare: The First Kills, con John McNaughton alla regia, un film sullo stile di Henry pioggia di sangue, più maturo, vero e sanguinoso di ogni altro Nightmare mai concepito.

A-Nightmare-On-Elm-Street-9-2010.jpgLo stile documentaristico sarebbe stata la chiave giusta per narrare le vicende di Freddy Krueger, dai primi omicidi sino alla sua morte. Robert Englund, informato del progetto, si mostrò interessato a interpretare un Freddy Krueger anomalo senza nessun make up. Alla fine però questo progetto fu cassato a favore del più ricco e accomodante reboot della Platinum Dunes. Inutile dire che il remake è forse uno dei punti più bassi raggiunti dalla saga di Nightmare, più di tanti brutti capitoli, perchè tradisce in pieno il concept originale di Craven pur ripercorrendolo a volte pedissequamente. Prima di tutto a non convincere è il make up del nuovo Krueger: verosimile quanto si vuole, ispirato a veri ustionati, ma indigeribile per chi è cresciuto a pane e Robert Englund. Con questo non si vuole dire che non può esistere un Nightmare senza Englund, lo stesso si pensava con Bond senza Sean Connery, ma è indiscutibile che almeno la maschera indossata dal bravo Jackie Earle Haley (Watchmen) potesse essere un po’ più aderente al prototipo.

a-nightmare-on-elm-street-movie-image-14.jpgQuesto Kruger senza naso è francamente imbarazzante a livello visivo e, pur se simile come comportamento all’originale villain craveniano, non riesce mai ad avere il carisma che caratterizzava il Krueger fin dagli esordi. Bisogna poi dire che di fondo manca una dose di coraggio e c’è la fastidiosa tendenza di lanciare il sasso e nascondere la mano come nell’indecisione di descrivere un Freddy ingiustamente lapidato da una folla di genitori giustieri. Alla fine il male deve sempre essere pedantemente male così da rendere i nostri sogni più leggeri. A livello visivo il film è poca cosa: i momenti onirici, vera attrazione della serie, sono prevedibili, e il passaggio dell’esordiente Samuel Bayer dal mondo dei videoclip a quello del cinema è imbarazzante. Inconcepibile la mancanza di Robert Englund: neppure in un piccolissimo cammeo. In qualsiasi caso questo reboot ha incassato moltissimo, ma forse per le critiche scarse si è preferito, come già con Venerdì 13 remake, far morire qui la saga. Peccato

I fumetti

Freddy ebbe una vita alternativa anche nel mondo dei fumetti con diverse serie nate e defunte nel giro di pochi numeri, interessanti molte volte più a livello di soggetto che di effettiva resa finale. La prima a portare Krueger nei comics fu la casa delle meraviglie, la Marvel, che fece uscire a fine anni 80 due numeri in bianco e nero che raccontavano una storia inedita rispetto a quelle trasposte sul grande schermo. Dreamstalker scritto da Steve Gerber e disegnato da Rich Buckler si prendeva delle libertà rispetto ai 4 film usciti sul grande schermo, tanto da stridere con la mitologia kruegeriana in diversi punti, ma qualitativamente non era peggiore di tanti capitoli passati e futuri della serie.

noes-issue-1aIl fumetto fu un successo senza precedenti, uno dei più venduti tra le pubblicazioni in bianco e nero di questa casa, ma venne comunque interrotto. Sembra infatti che i dirigenti della Marvel, famosa per i suoi supereroi da Spiderman a Hulk, avessero paura che un fumetto dai contenuti così maturi potesse allontanare una fetta di affezionati lettori dalle loro pubblicazioni. Altre due storie scritte da Peter David avrebbero dovuto vedere la luce, ma l’interruzione della serie relegò al limbo delle idee mai pubblicate queste nuove avventure kruegeriane. Bisogna aspettare quindi il 1991 quando L’Innovation Publishing fa uscire ben tre serie di A Nightmare on Elm Street, tutte scritte da Andy Mangels e questa volta a colori. La prima serie vedeva come protagonisti molti personaggi conosciuti dai fan di Freddy, tra cui Nancy Thompson, Kristen e Alice con un arco temporale che spaziava un po’ in tutti i film di Nightmare, coprendo pure il buco narrativo tra il capitolo 5 e il 6. La seconda serie, La morte di Freddy, era un mero adattamento del film omonimo con tanto di ultima parte da leggere con gli occhialini in 3d.

noes-issue-2a

L’ultima serie, una delle più interessati, era invece un vero e proprio seguito a fumetti del sesto capitolo. Purtroppo il fallimento della casa nel 1992 ha interrotto la storia che non ha mai visto la fine, ma il suo autore Mangels ha recentemente pubblicato sul suo sito web la sceneggiatura dell’ultimo episodio inedito. Tra ristampe varie bisogna aspettare il 2005 perché Freddy infesti ancora le edicole con una miniserie di tre numeri editata dalla Avatar press, storie non molto interessanti e realizzate senza nessun nerbo. Meglio va nel 2006 quando la WildStorm Productions , una succursale della DC Comics, acquista A Nightmare on Elm Street, lancia una nuova serie regolare scritta da Chuck Dixon e disegnata da Kevin J. West, Bob Almond e Joel Gomez. La prima storia, Freddy’s War, è incentrata su un’adolescente di nome Jade, che trasferendosi a Sprinwood entra in contatto con Freddy. Aiutata dal padre, un ex ranger dell’esercito, e da una ragazza in coma, Jade inizia a fronteggiare Krueger. Altra storia interessante e dallo sviluppo non banale è Demon of Sleep, che racconta la vicenda di un gruppo di emarginati che, per non essere uccisi da Krueger, evocano un demone azteco del sonno che possa aiutarli. La serie comunque si interrompe perché la Wildstorm decide di creare dei volumi autoconclusivi incentrati sulle icone horror, oltre a Freddy pure Jason e Letherface.

2307629-anoes_04_coolidge__001 La storia su Krueger fu scritta da Christos Gage e Peter Milligan dal titolo Copycat, dove appunto un emulo del mostro di Elm Stret uccide adolescenti a Springwood. E’ questa l’ultima apparizione in solitario di Freddy che dovrà dividere la scena con altri nei due seguiti a fumetti di Freddy vs Jason ovvero Freddy vs. Jason vs. Ash e Freddy vs. Jason vs. Ash: The Nightmare Warriors, scritta da James Kuhoric e illustrate da Jason Craig, dove ai due mostri si aggiunge la presenza del protagonista caciarone della serie Evil dead di Sam Raimi. E’ questa forse la più riuscita tra tutte le trasposizioni a fumetti di Krueger, quella più fresca e sicuramente più divertente. Certo è che ognuna di queste pubblicazioni merita, anche a discapito della scarsa riuscita artistica, un recupero per leggere versioni alternative o nuovi sviluppi della serie Nightmare che abbiamo amato e che amiamo ancora.

Altri media

Nel 1988 sbarca, sfruttando l’eco del personaggio, in tv un telefilm tutto incentrato su Krueger, Freddy’s Nightmare. Composta da appena due stagioni la serie, noiosetta e estremamente frenata nei temi, vede Freddy Krueger come narratore di storie sul filone di Ai confini della realtà che solo in rarissimi casi (come per esempio i frammenti Sister’s keeper e Freddy’s Tricks And Treats) lo vedono protagonista.

freddys-nightmares-glossy-05.jpgL’episodio più interessante porta la firma di Tobe Hooper ed è il pilot, No more Mr. Nice Guy, che racconta la genesi di Krueger come assassino di Elm Street con il suo linciaggio e il relativo ritorno per vedicarsi di un poliziotto che non ha fermato la folla. Per il resto la serie, a livello narrativo e visivo, si affossa nella mediocrità più assoluta senza dire nulla di nuovo o di interessante nella mitologia del mostro daglia artigli affilati. In Italia la serie oltre che su piccoli canali privati è uscita all’epoca in qualche vhs che spacciava il collage di episodi come nuovi Nightmare in attesa del quinto episodio di lì a venire.

2361104-nes_nightmareonelmstreet

Il mondo dei videogame non ha ospitato molte volte il personaggio di Krueger. Si può ricordare Nightmare on elm street (per comodore 64 e Nes) nel quale dobbiamo aiutare un gruppo di ragazzi (gli stessi di Nightmare 3) a ritrovare le ossa di Krueger per poi fronteggiarlo alla fine. Videogame tipico degli anni 80 non peccava neanche all’epoca per grafica e pathos.

maxresdefaultA ridosso dell’ultimo remake-reboot fu realizzato un gioco in rete nel quale l’utente deveva riuscire a tenere sveglia la ragazza protagonista con ogni mezzo (dal bere caffè, farsi docce, arrivando anche all’autolesionismo e altro) per proteggerla da Krueger. Poca cosa. Molto più divertente, ma folle, è stata l’idea della saga di Mortal kombact di inserire Krueger come personaggio giocabile nel 2011.

Noi, i sognatori, ti aspettiamo sempre, Freddy.

 

Andrea K. Lanza

Fantasma dell’opera

23 martedì Mag 2017

Posted by andreaklanza in demoni, F, fantasmi, film pericolosamente brutti, freddy krueger, Recensioni di Andrea Lanza, robert englund, slasher, splatteroni

≈ 4 commenti

Tag

cinema, fantasma dell'opera, film, freddy krueger, recensione, recensioni, remake, robert englund

Negli incubi di Nightmare ROBERT ENGLUND era “Freddy”

(Frase di lancio)

Il fantasma dell’opera è sicuramente uno dei romanzi più conosciuti di Gaston Leroux, anche per chi non l’ha mai letto, ma lo conosce attraverso una delle trecentomila trasposizioni cinematografiche, dagli apici di Terence Fisher agli abomini di Dario Argento fino ad arrivare ai musical schumacheriani.
Quello di Dwight H. Little non è uno dei migliori, ma neanche uno dei peggiori, vive un suo stato artistico di mediocrità innocua, qua e là ravvivato da tostissimi momenti splatter, a volte fuori luogo e insensati.

459570_10151212735724580_1990540266_o
Fantasma dell’opera è sicuramente in primis un film girato intorno a Robert Englund e al suo desiderio di sdoganarsi dal Freddy Krueger che gli ha dato fama rifugiandosi, per assurdo, in un altro Freddy Krueger.
Dwight H. Little non era forse il regista più adatto al servizio di una storia che ha la sua forza nell’alchimia tra amore e repulsione, più che negli omicidi e nele nefandezze sanguinarie del villain. D’altronde si sta parlando di un regista che ha dato il meglio in action testosteronici (il sottovalutato Drago d’acciaio soprattutto) e che, quando si è cimentato nell’horror puro, tipo Halloween 4, è sempre stato sottotono. Non che Little sia un virtuoso della macchina da presa, ma anche nella sua dimensione di puro artigiano, senza toccare gli eccessi anche involontari di un Pyun, di un Wynorski o di un Decoteau, ha quasi sempre portato a casa opere ben confezionate e divertenti.

Tumblr_mkv05irmnp1s4crs9o1_1280
I momenti migliori del Fantasma dell’opera sono quando la storia svacca completamente negli eccessi, nella pornografia horror che devasta i volti, che sventra gli stomaci e diventa puro veicolo per il gigionismo di Englund che passa senza cognizione di causa dalla recitazione più pacata a quella urlata e fuori controllo. Davanti a questo delirio di overacting anche la graziosa Jill Schoelen, che altrove emergeva anche duettando con ottimi attori come Terry O’Quinn, è spenta, messa nell’ombra, incapace di trasmettere la minima scintilla di vita in un personaggio apatico e bidimensionale.
Non l’aiuta, a lei come al resto del cast, un doppiaggio italiano mediocre quando non fastidioso.
Eppure questa versione dell’opera di Leroux, forse in altri mani, avrebbe potuto essere buona se non memorabile a cominciare dall’escamotage del viaggio nel tempo fino all’epilogo che risistema l’asse dell’azione dal passato al presente. Solo che, come detto, tutto è lasciato allo sbando della fortuna, senza interessarsi di curare i dettagli, i personaggi, solo tentando la strada più facile, quella degli eccessi che rendono questo Fantasma dell’opera un vero horror di serie B come tanti se ne facevano a fine anni 80.

the-phantom-of-the-opera-1989-pic-5
Dispiace ancor di più perché la cornice storica era efficace, con una Londra ottocentesca baciata da una luce iperrealista e da fog innaturali, ma sono i tanti momenti di vorrei ma non posso sacrificati in onore della scelta più commerciale, qui incarnata nella raffigurazione di un Fantasma dell’opera, in alcuni momenti vicino alla follia di un anarchico Dottor Jeckill di Kikoine, imbastardito purtroppo dall’eterna maschera di Freddy Krueger e dalla sua terribile ironia a commento dei troppi omicidi.
Delle puttane che infestano la Londra del 1881, dei suoi topi, del suo demonio nano pronto a stipare poco fruttuosi patti di vita eterna, che importa se scippato dal Fantasma del palcoscenico, resta poco nei ricordi così come di una storia d’amore maledetta che riesce a diventare persino ridicola nell’osceno finale che si vuole a sorpresa.
Questo film non è mai stato pubblicato in dvd, ma solo in vhs e resta una bizzaria da raccontare più che da vedere, qualcosa che puoi arricchire con la tua fantasia nel parlarne all’amico curioso.
Ecco quindi che la poco fruibile vhs diventa, in mancanza di supporti digitali, qualcosa di mitico e miticizzato, al pari dell’arca dell’alleanza del film di Spielberg, qualcosa che in questo caso faremmo meglio a non aprire per scoprirne l’orrore celato.

Andrea K. Lanza

Fantasma dell’Opera

Titolo originale: The Phantom Of The Opera

Anno: 1989

Regia: Dwight H. Little

Interpreti: Robert Englund, Jill Schoelen, Alex Hyde-White, Billy Nighy, Stephanie Lawrence, Terence Harvey

Durata: 90 min. 

VHS FOX

phantomoftheoperaPHANTOM

Una lama nella notte

04 lunedì Lug 2016

Posted by andreaklanza in freddy krueger, L, Recensioni di Andrea Lanza, slasher, tette gratuite, thriller

≈ 4 commenti

Tag

andrea lanza, Angela O'Neill, Carol Frank, Gillian Frank, Joe Nassi, John C. Russell, Mary Anne, metaforoni sul pisellouna lama nella notte, Nicole Rio, Pamela Ross, ripoff di halloween, ripoff di nightmare, scopiazzature di film famosi, slasher scemi, sorority house massacre, tette messe a cazzo, Vinnie Bilancio, Wendy Martel

“Quando gli incubi di un’adolescente diventano realtà”

(Frase di lancio sulla vhs italiana)

Lo slasher è un genere abbastanza semplice. Mettici un assassino, una casa sperduta, qualche giovane incauto, e voilà il gioco è fatto. Se poi, tu regista, sei anche bravo, puoi aggiungere, a mò di condimento, ma non è necessario nella logica del B movie, anche suspense e una risoluzione finale non prevedibile. Lo slasher l’hanno affrontato registi cult come Sergio Martino nel suo mai troppo glorificato I corpi presentano tracce di violenza carnale, Wes Craven con la sua impareggiabile tetralogia di Scream, senza contare un miliardo di registi, o presunti tali, negli anni 80, persino il bravo autore di Porky’s, Bob Clark, e naturalmente John Carpenter, non il primo, ma quello da cui tutto ebbe inizio, con Halloween.

shm04

Senza Halloween, non mi vogliano i Martino, i Clark o i Bava che è vero c’erano prima, non ci sarebbero stati i Venerdì 13, i Decoteau frocissimi venduti al supermercato a un euro e 99, gli Scream e tutti i loro figli mongoloidi, il cinema non sarebbe finito, ma il panorama horror sarebbe stato orfano di alcuni assassini che ci hanno fatto da papà nella nostra crescita di appassionati del cinema di paura.
Con Halloween il cinema thriller ha subito una scossa elettrica, ovvio che, visto il clamore e il successo, ci volessero provare tutti, anche perchè gli ingredienti del novello genere,come detto, erano più che semplici e sicuramente riproducibili con facilità. Certo Carpenter era Carpenter, lui faceva venire il brivido sulla schiena anche con una soggettiva di un bambino, ma senza suspense si poteva, per esempio, puntare sulle tette, e, senza musiche d’atmosfera, sul gore. D’altronde le regole dei B movie più scatenati vogliono l’arte dell’arrangiarsi come dogma principe.

shm09

Una Lama nella notte arriva nel 1986, quando il genere slasher è già bello che consumato, cercando, a partire dall’idea di farlo dirigere da una donna, di cavalcare il successo di un altro slasher ottantino, The Slumber Party Massacre diretto da Amy Jones.
La regista Carol Frank era stata tra l’altro assistente alla regia proprio di The Slumber Party Massacre, quindi al produttore Roger Corman dev’essere sembrata la declinazione più giusta quella di promuovere la Frank come regista e sceneggiatrice assoluta, nel tentativo di bissare gli elementi del precedente film.
Inutile dire che la carriera di regista di Carol Frank si fermerà giustamente qui.

shm02

In The Slumber Party Massacre a farla da padrone erano gli omicidi col trapano elettrico perchè nel cinema horror di serie B è raro che l’assassino trombi, ma col suo trapano grande e grosso come un pisellone da film hard, oh sì!, poteva trapanare tutte e ragazze che voleva. Il sesso visto come pericolo mortale dei vari slasher qui acquistava un’iperbole maggiore di metaforona, un’invenzione non pedestre sia dato tanto di cappello alla Jones.

La Frank non arriva a tanto, all’inizio cerca di confondere le carte con una regia virtuosistica, montaggio azzardato, telecamera impazzita, ma non è nè Sam Raimi nè Kevin S. Tenney, quindi il gioco dura poco, e Una Lama nella notte diventa una milk shake di Halloween con Nightmare on elm street, non avendo nè la genialità nè la suspense di nessuno dei due.

Momenti Nightmare

Momenti Nightmare

Dal capolavoro di Carpenter la Frank prende il rapporto di parentela, sorella/fratello, tra la protagonista (un’antipaticissima Angela O’Neill) e l’assassino bietolone, interpretato dallo sfortunato John C. Russell (morì a soli 39 anni nel Marzo del 1997), qui al suo unico ruolo della carriera. Da Nightmare, un po’ come farà La casa al n. 13 in Horror Street di Harley Cokliss, mutua gli aspetti più superficiali: i sogni ad un passo dal dormiveglia, e bambine bianco vestite che avvertono del pericolo imminente, e la bizzaria del mondo onirico (con almeno, sia dato a Cesare, un momento riuscito, ovvero la tavola imbandita con le bambole umane sedute). Il tutto è però un frullato di scopiazzature che, sia chiaro, non fa mai paura.

In più questo assassino, Bobby, non ha neppure una maschera figa, si deve accontentare del faccione da bamboccione di John C. Russel, uno che non farebbe paura neppure alla festa di fine anno dell’asilo, figuriamoci in un thriller.

Sono il killer più carismatico della storia dei thriller

Sono il killer più carismatico della storia dei thriller

Ci sono però momenti, anzi intuizioni, buone, che però non sono mai sviluppate, lasciate a morire nel breve metraggio della pellicola, 77 minuti, come quando, senza un vero motivo, scopriamo che il killer Bobby vede ogni sua vittima come una bambina. Ok, molto La scala a chioccia, ma perchè?

Per il resto abbiamo un thriller scemo che, girato da una donna, forse si pensava sarebbe stato meno scemo, per lo meno non puntato sulle tette gratuite, invece, a dimostrazione che le vie del Signore sono infinite, Carol Frank ci infila ad inizio pellicola, una scena assolutamente gratuita dove alcune delle protagoniste si spogliano per provare dei vestiti, tutto musicato da una musica anni 80 insostenibile. C’è da dire che Sorority house massacre, questo il titolo originale, nelle mani di un porcone come il grande Jim Wynorski sarà ancora più scollacciato, con tette e docce a gogò nei due seguiti, Sorority house massacre 2 e Hard to die, che girerà negli anni a venire, con risultati di divertimento nerd comunque maggiore. Eh si, perchè Una lama nella notte, siamo sinceri, è una discreta palla.

shm05

Momento tette gratuite

Ma vogliamo parlare di come Carol Frank gira gli omicidi? Di quanta disattenzione c’è nei confronti dell’atmosfera che dovrebbe essere parte integrante di un thriller? Bobby arriva e uccide, non sparge molto sangue, le sue vittime muoiono come galline sceme facendo cose sceme come la scena dove una cretina scende le scale e si butta quasi in braccio al killer, innescando una gang incredile dove lei cerca di risalire e l’assassino prova a prenderla per i piedi. Una cosa che neanche Scooby doo!

Essendo poi la Frank una donna ci infila, in una scena di morte, poi un gratuito nudo maschile di un ragazzone che corre nudo come mamma l’ha fatto indossando solo scarpe da tennis e calzini bianchi! Per noi amanti del cinema horror tettuto è, per citare l’immortale poeta J-Ax, “l’equivalente del dito in culo quando scopi”.

15

Altra cosa implausibile sono i comportamenti dei personaggi davanti agli omicidi: Bobby uccide i loro amici e questi non fanno un ah o un bah, si dimenticano dell’esistenza di quella persona, la danno già morta quando, ad un passo da loro, quella inciampa chiedendo aiuto. Tutto a cominciare da quella palla al cazzo della protagonista, una che non vorreste mai alle vostre feste, ha sempre il mal di testa, non sorride mai, quando si festeggia ha sonno. Che palle!

Stendiamo un velo poi sull’incapacità recitativa di tutto il cast che può sfoggiare non attori capavi, nelle scene di tensione, di ridere sotto i baffi. Una cosa incredibile a vedersi. Non ci si capacita che un film tanto brutto e malfatto sia arrivato da noi in Italia, in un’edizione però giustamente da straccioni, con un doppiaggio da mani nei capelli.

Che dirvi? Una lama nella notte non è ben girato, non è sanguinoso, ha solo due o tre tette buttate nel minestrone qua e là, ma il divertimento è basso. Vi consiglio di recuperare, come già detto, i due seguiti di Wynorski che sono brutti è vero, ma, Madonna, quanto son divertenti! E il divertimento è tutto in un brutto film di Serie B.

Andrea Lanza

Curiosità:

  • Il film che i ragazzi in tv vedono è The Slumber Party Massacre di Amy Jones
  • Angela O’Neill, l’attrice protagonista, dopo la figura barbina in questo suo film, si riciclerà come guardarobiera in filmdi un certo pregio come Apollo 13 o Soldato Jane. Il cinema era nel suo sangue, certo, ma non come attrice!
  • Il film segna il debutto dell’attore/produttore Vinnie Bilancio, noto per cosacce di serie B come Camp Blood o Blood gnome. Ha pure diretto tre misconosciuti horror, brutti come la morte.
  • La bellissima biondona della copertina non appare nel film, ma trattasi di Suzee Slater, già vista nel capolavoro di Winorsky, Il supermarket dell’horror, e futura interprete di simpatiche zozzerie come Ipnosi morbosa di Fred Olen Ray.

Una lama nella notte
Titolo originale: Sorority House Massacre
Anno: 1986
Regia: Carol Frank
Interpreti: Angela O’Neill, Wendy Martel, Pamela Ross, Nicole Rio, John C. Russell, Vinnie Bilancio, Joe Nassi, Mary Anne, Gillian Frank
Durata 77 min. – Videogram – Inedito in sala – Divieto ai minori di 14 anni

sorority_house_massacre_poster_01-652x1024

 

Poltergeist 3: ci risiamo

14 martedì Lug 2015

Posted by andreaklanza in B movie gagliardi, curiosità, demoni, fantasmi, freddy krueger, P, Recensioni di Andrea Lanza, zombi

≈ 2 commenti

Tag

andrea lanza, gary sherman, poltergeist, recensioni, sequel senza gli attori principali, sequel sfigati, tobe hooper

Poltergeist è un grande film, senza ombra di dubbio, almeno per chi scrive.
Al di là della questione sempre annosa sulla paternità del film (è di Tobe Hooper? E’ di Spielberg?), quello che si palesa davanti agli occhi è un film dell’orrore ben fatto, appagante e con momenti di puro terrore non proprio comuni, capace persino di amalgamare senza acidità lo splatter con le atmosfere tipiche della favola tedesca dei Grimm.
Da Poltergeist sono nati due sequel non all’altezza certamente, ma non così disdicevoli come sono ricordati nei secoli dei secoli.

Original Cinema Quad Poster - Movie Film Posters

Il primo è Poltergeist 2: l’altra dimensione di Brian Gibson, seguito qualche anno dopo da Poltergeist 3: ci risiamo di Gary Sherman. Dei due quello che ne esce meglio è senza dubbio quello di Gibson, soprattutto per l’introduzione di un cattivo eccezionale, il reverendo Kane, interpretato con melliflua malignità dal grandissimo Julian Beck, un viso modellato a morte non dagli effetti speciali, ma da un cancro che da lì a poco si sarebbe portato via l’attore fondatore del Living Theatre. Bisogna dire però che Poltergeist 2, a parte questo e un gargantuelico verme della tequila creato da Giger, è poca cosa. Non funziona quasi nulla in un horror tendente (troppo) alla commedia, con innesti da buddy movie tra il capofamiglia Stephen e l’indiano Taylor, che precipita fragoroso verso la pagliacciata tra effetti speciali non così speciali e questa raccapricciante idea di famiglia unita, capace di vincere insieme contro le forze del male, manco fossimo in una sceneggiata di Ciro Ippolito
Eppure, chissà perché, se lo si vede da bambini , lo si ricorda sempre come un buon horror. Salvo poi, naturalmente, rivederlo.

La famiglia vince su tutto!!!!

La famiglia vince su tutto!!!!

Magia che non si ripete con il terzo film, odiatissimo da tutti.
Non che Poltergeist 3: ci risiamo (il titolo italiano è qualcosa di incredibile) sia un grande film, anzi, ma è un film che vive uno stato di grazia di grandissime invenzioni visive e una regia sopra la media di un prodotto derivativo di cassetta.
A suo svantaggio gioca l’assenza del tema di Jerry Goldsmith e il rifiuto di partecipare da parte dei due protagonisti storici della saga, Craig T. Nelson e JoBeth Williams, i genitori della piccola eroina Carol Anne.
Il motivo di queste lacune è da attribuirsi all’assottigliamento del budget prima delle riprese, il più basso di tutta la saga, che sembra essere sceso da 40 milioni a poco più di 10. Goldsmith tra l’altro scrisse interamente le musiche, ma, visto la miseria generale, non le cedette riutilizzandole in seguito per i temi di Haunting – Presenze di Jan de Bont. Due attori invece altrove molto dotati come Tom Skerritt e Nancy Allen, colpa anche di uno script confuso, sembrano spaesati e incapaci di conferire ai loro personaggi un minimo d’empatia.
Poi naturalmente c’è la piccola Heather O’ Rourke che non è proprio un bel vedere: gonfia, dall’aspetto non propriamente sano, muove alle lacrime solo perché da lì a poco sarebbe morta, a soli 12 anni, per complicazioni di una malattia intestinale, il morbo di Crohn.

hopg319

Il resto del cast, dalla quasi esordiente Lara Flynn Boyle (in Twin Peaks si chiamerà casualmente ancora Donna) alla tenera Zelda Rubinstein, sempre nei panni della sensitiva nana Tangina Barrons, sono incolori e tendenti molte volte all’overacting più spudorato.
Tra l’altro la Rubinstein ad un certo punto, causa la morte della madre, si troverà ad abbandonare il set e lasciare la produzione nella confusione più totale con un personaggio cardine che da metà film scompare per riapparire nel finale.
Vogliamo poi parlare del villain della vicenda, il redivivo Revendo Kane rispuntato senza molto senso da Poltergeist 2, e interpretato da un caratterista non molto carismatico truccato da semplice zombi amish?
Julian Beck che cantava scheletrico “Il signore è nel suo tempio al suo saluto noi ci inchiniam” faceva la sua porca scena, ma Nathan Davis che urla all’infinito “Carol Anne!” (nome ripetuto si dice 121 volte in tutta la pellicola) riesce solo ad infastidire.
In più ci chiediamo: ma perché in Poltergeist 2 il reverendo Kane non voleva andare verso la luce, quindi l’Aldilà, in quanto, parole di Taylor l’indiano, “vuole restare sulla terra perché non sa di essere morto“, mentre nel terzo film assurgere alla luce è il suo scopo ossessivo? E’ palese comunque che la serie Nightmare on Elm street sia stata una delle influenze più evidenti di Poltergeist 3, tanto che il gioco degli specchi, sulla carta, è una riproposizione a carte cambiate dell’universo onirico di Freddy Krueger. Peccato che il nuovo Kane non abbia né il carisma né la simpatia di un Robert Englund.

Un reverendo Kane più godereccio

Un reverendo Kane più godereccio

Altro elemento di demerito poi, a parte un’antipaticissima bambina tipo pel di carota, petulante e fortunatamente abbandonata quasi subito dallo script, è l’incredibile psicologo della scuola per giovani geni frequentata dalla nostra Carol Anne, il Dottor Seaton. Questo fenomeno della medicina moderna porta tesi così assurde sui poltergeist che quasi non ci si crede: tutto quello visto nel primo film non sarebbe altro che una prova dei poteri di persuasione della piccola Carol Anne sulla gente. “Ha fatto credere ad una intera cittadina” afferma pomposo davanti a dei colleghi psicologi “che c’erano dei fantasmi”. E come diavolo c’è riuscita? E le casa risucchiata nel nulla? Poi quando, davanti ai suoi occhi, una mano scheletrica, dentro uno specchio, rompe il vetro, lui urla forsennato verso gli altri dottori: “Avete visto? C’è riuscita ancora! Ha convinto me di stare vedendo un fantasma e spinto lei, dottoressa, a rompere il vetro con la tazza che ha in mano!”. Scusa??? Ehm????? Applausi generali con tanto di elogi: “Dottore lei è un genio”. Magie della sceneggiatura.

PoltergeistIII_2

Dicesi bambina rompicoglioni

La pellicola, tra l’altro, non incasserà moltissimo, solo 14 milioni contro i 122 e passa del primo film e i 44 del secondo, segnando la morte della saga.

Allora cosa ci può essere di buono in un film con così tanti difetti?
Come detto all’inizio, la regia di Gary Sherman che non dimentichiamo ha diretto uno degli horror più belli e innovativi degli anni 80, Morti e sepolti. Grazie a Sherman il film vive di invenzioni così meravigliose da essere sprecate in un horror di così basso profilo.
Si lavora in Poltergeist 3 molto sui doppi, in intuizioni riprese dall’Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carrol, e dal suo seguito (Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò).
Lucio Fulci inseguiva un’idea analoga nel suo Quando Alice ruppe lo specchio del 1988, un violentissimo psycho thriller dal budget miserabile, asserendo nelle varie interviste:”Se Alice rompesse lo specchio uscirebbero non solo i suoi sogni, ma anche i suoi incubi“.
Ecco, i fantasmi di Poltergeist 3 vivono dentro lo specchio, in un mondo speculare al nostro, ma freddo, glaciale perché non hanno possibilità di vedere la luce, quindi il calore di un Dio.

Non esistono i poltergeist

Non esistono i poltergeist

Non importa come e perché i poltergeist cerchino Carol Anne, ma quando arrivano è uno spettacolo visionario con riflessi che vivono una vita propria, corpi che si disgregano, doppi che si confondono con i vivi e ridono di noi, quarti di bue ghiacciati che si muovono e macchine furiose in cerca di vendetta.
Non solo gli specchi ma anche una pozzanghera diventa un pericolo soprattutto quando diventa nei suoi riflessi un tramite per l’altro mondo.
La parte del leone la fa anche lo scenario, davvero bellissimo e cronenberghiano, il John Hancock Center, un grattacielo di 100 piani (e 344 metri di altezza) che sorge nella città di Chicago (Illinois, USA). La sequenza dove vediamo la famiglia protagonista lamentarsi per il freddo (vivono all’ultimo piano) e vestirsi con sciarpe e cappelli invernali, salvo poi spogliarsi per il caldo arrivati al pian terreno, è vera. Si racconta infatti che gli abitanti del palazzo devono chiamare la portineria per sapere che tempo stia facendo in quel momento per regolarsi sul come abbigliarsi.
Se nel primo film il pericolo era la televisione e bastava alla fine fare a meno della tecnologia per sopravvivere, il terzo film non presenta alternative valide per combattere il pericolo: i fantasmi abitano dove noi viviamo, nelle nostre case, negli specchi che riflettono la nostra vanità e perché no i nostri piccoli o grandi peccati.

Una delle scene più belle dove il doppio di Lara Flynn Boyle e di Kipley Wentz, ovvero la cugina di Carol Anne e Scott il suo boy-friend Scott, si baciano e lui stacca divertito un lembo di pelle di lei, in origine, nello script, doveva essere un omaggio al primo Poltergeist con i due che si facevano a pezzi i volti mostrano degli scheletri ghignanti.
Molte idee sono rimaste tra l’altro solo nella sceneggiatura come per esempio i cani demoniaci che avrebbero dovuto incontrare i ragazzi in piscina o un demone di ghiaccio che attacca Bruce/Tom Skerritt.

devildog2 devildog1 ghoul

Il segreto più grande del film sta però nel veloce sciatto finale che vede Pam/Nancy Allen affrontare il reverendo Kane ed essere salvata da Tangina/Zelda Rubinstein che, sacrificandosi per i suoi amici, condurrà mano nella mano il villain verso la luce. In queste sequenze, dove spicca una bellissima decapitazione di Kane, notiamo la mancanza di Kipley Wentz e l’uso di un body double per Carol Anne, ripreso sempre di spalle. L’idea più plausibile è che la piccola Heather O’ Rourke sia morta prima delle riprese, ma in realtà leggiamo che le riprese di Poltergeist 3 finirono nel Giugno 1987 e le condizioni della piccola diva si aggravarono la notte del 31 gennaio 1988. Grazie al prezioso sito http://www.poltergeistiii.com il mistero ci viene parzialmente svelato in un susseguirsi di interviste che dicono una cosa e poi la smentiscono per i più svariati motivi. Salvo restante che la perdita di Heather fu un duro colpo per tutta la troupe, e sia Nancy Allen che Tom Skerritt non rilasciarono mai interviste sul film, il regista Gary Sherman ha sempre affermato che l’unico finale sia quello vulgato perché “girato in assenza di Heather a causa della sua dipartita”. E le date allora conosciute della fine delle riprese? Il nuovo girato sembra essere stato ultimato in fretta e furia il 14 marzo 1988, questo sì dopo la morte della piccola attrice, e sembra, dalle parole del nuovo compositore Joe Renzetti, per via agli scarsi effetti speciali del precedente girato.

“Non mi ricordo molto del vecchio finale ma era di certo “insoddisfacente”, sotto lo standard qualitativo. Il reparto FX e make-up era ai minimi termini, i personaggi dovevano essere congelati, ma sembrava come se fossero appena sopravvissuti ad un’esplosione di un impianto di lavorazione di uova“.

KaneFace4xxSmallx KaneFace3xxSmallx KaneFace2xxSmallx KaneFace1xxSmallx

Altra probabile scelta di rigirarlo poteva essere la possibilità di vendere il film come PG e non come PG 13 quindi aumentando la possibilità che più pubblico lo vedesse. Sherman comunque negli anni è rimasto fedele alla sua linea, negando che ci fosse mai stato un finale diverso e spostando la fine delle riprese a dopo la morte di Heather O’ Rourke.

“Dopo la morte della piccola nessuno aveva intenzione di finire il film che venne congelato, ma ad un certo punto i produttori mi hanno messo davanti alla realtà. O finisci il film Gary o lo finisce qualcun altro. E’ stato allora che ho deciso di ridurre le 17 pagine dell’epilogo in appena 3. Kipley Wentz non era presente al momento, impegnato in altri progetti, per cui feci a meno di lui, ma Poltergeist 3 non è propriamente un film che amo, porta dentro troppi ricordi dolorosi“.

donnascott P3endingIIxxSmallx P3EndingxxSmallx P3originalending

Eppure, come si vede qui sopra, però esistono le foto di scena di questo epilogo “non girato” dove è presente Kipley Wentz, il giovane Scott, e quindi non si tratta di materiale scartato. Lo stesso Wentz ha dichiarato in un’intervista:

“Ho interpretato Scott nel film. So quello che Gary ha dichiarato, ma non è vero. Ero a Los Angeles, quando hanno rigirato il finale, quindi potevano chiamarmi.Nessuno mi ha detto nulla finché non ho visto il nuovo epilogo alla première, ed è stato davvero un momento imbarazzante. Per la cronaca, avrei volentieri fatto le nuove riprese se qualcuno me l’avesse chiesto. E’ un po’ frustrante che, quasi 20 anni dopo, tutti sembrino pensare che io stato tagliato dal nuovo finale, per chissà quali ragioni. Vi posso giurare che il finale originale esisteva, anche se il film è stato bloccato per sette mesi dopo la morte di Heather. Il bello è che ho lavorato fianco a fianco con i ragazzi degli speciali effetti per rendere al massimo le mie scene finali, quelle con più effetti. Hanno preso un calco della mia testa per fare la ‘Scott congelato’ che era presente nel finale originale. Ho chiesto anche al produttore che fine avesse fatto il mio personaggio, e lui mi ha rassicurato dicendo: ‘Tornerà in Poltergeist IV’. “

zeldahead P3FrozenScott P3FrozenBruce2 P3FrozenBruce1 P3frozenbruce P3endingpic8 P3endingpic2 P3EndingBeingFilmed P3endKaneRoom P3Nancygrab P3Nancy P3KanePatDouble2 P3PatSeesTangina nancygrab3b NancyFall2xxSmallx NancyFall1xxSmallx

Cosa che naturalmente non si paleserà mai perché dopo Poltergeist 3 dovettero passare decenni prima di vedere il punto più basso della serie, uno scialbo remake della prima pellicola, questa sì davvero insalvabile e senza una regia degna di nota.

Sherman comunque tornerà in maniera subliminale, poco tempo dopo questo Poltergeist 3, sul tema, supervisionando la gradevole serie tv Poltergeist: The Legacy che nulla ha naturalmente a vedere con le vicissitudini della piccola Carol Anne.

C’è da dire però che, sebbene Poltergeist 3 non sia un bel film, è comunque un horror divertente, tra i più divertenti e folli scatenati seguiti che si ricordini. E’ in fondo lo spettacolo zozzo che guardavi di nascosto da bambino, le tette delle ragazze coccodè, il seguito non autorizzato prodotto da Massaccesi, lo sperma versato nel fazzoletto in attesa di momenti migliori, l’amico di 12 anni che mai più avrai.

Il tempo distrugge tutto, no?

Andrea Lanza

Poltergeist III: Ci risiamo

Anno: 1988

Regia: Gary Sherman

Interpreti: Tom Skerritt, Nancy Allen, Heather O’Rourke, Zelda Rubinstein, Lara Flynn Boyle

Durata: 90 min.

41TM4XAJ32L 411oW-O1r2L._SY300_ poltergeist poltergeist3

Dreamaniac (Sogno maniacale)

29 lunedì Lug 2013

Posted by andreaklanza in D, demoni, Empire, freddy krueger, nightmare, nightmare on elm street, Recensioni di Andrea Lanza, S, slasher, splatteroni, streghe, tette gratuite, thriller

≈ 6 commenti

Tag

charles band, cinema, decoteau, dreamaniac, empire, lilith, recensione, recensioni, skorpion, sogno maniacale, vhs, wizard

Troppo gore per uscire al cinema

(Frase sulla locandina della vhs americana)

Adam è un rocker heavy-metal e un satanico nel tempo libero. Quando nei suoi sogna invoca Lily, che gli promette di avere successo con tutte le donne che vuole, scopre tardivamente che si tratta di un demonio che per esaudire la sua richiesta si deve nutrire di uomini, anche dopo averci fatto sesso. Una festa organizzata dalla sorella si tramuterà in una sanguinolenta decimazione di corpi.

Per tutti il primo film di Decoteau è ufficilmente questo Dreamaniac (Sogno manicale), ma, quando il regista, all’epoca appena ventiquattrenne, lo girò, aveva già alle spalle parecchi hardcore, etero e gay, dei quali il primissimo, Vortice sessuale, arrivò anche nel nostro paese. Cosa spinse nel 1986 Charles Band però ad affidargli la regia di un horror, il primo di una serie di film Empire che doveva saltare la sala per buttarsi nell’home video, non è dato saperlo, forse la discreta fama di buon esecutore che David nostro si era fatto nel porno.

vlcsnap2011071317h50m26

Sembra che Decoteau, autore anche del soggetto sotto lo pseudonimo femminile di Helen Robinson, investì nel progetto di tasca sua ben 30 mila dollari e la promessa di finire il film in una settimana. Dal canto suo Band coprì le spese di post produzione, ridiede i soldi investiti al giovane regista e gli riconobbe persino un premio per l’ottima qualità del prodotto. C’è da dire che Dreamaniac è una delle cose migliori di Decoteau con Creepozoids, ma questo non significa sia un buon film ovviamente. Nei miei ricordi (e lo testimonia la recensione recentissima di Tragica notte al bowling) era un horror tra i più brutti visti, cosa che non rende giustizia ad un prodotto a suo modo efficace. Il regista cerca di creare un’opera più ricca di quello che è effettivamente è, con un uso massiccio di luci coloratissime, nebbie e rallenti, un retaggio dell’estetica videoclippara anni 80 che qui, nella povertà di un horror usa e getta, trova il giusto terreno per uno stile quasi elegante.

vlcsnap2011071317h52m31

Se poi gli attori sono tutti atroci, con la bella Ashlyn Gere dal futuro di pornostar, gli effetti speciali, pur nell’economia, sono ferocissimi rendendo l’opera un divertente bagno di sangue con tante decapitazioni, occhi trapassati manco che in Fulci ed un uso abbastanza originale di un trapano (riuscitissima la sequenza dove l’arnese trapassa una mano); sono cose così ben riuscite a livello splatter che ti fanno sorprendere che il budget e il tempo fossero tanto limitati. A tal proposito all’epoca lo stesso Decoteau si lamentò dell’eccessiva lentezza del reparto make up definito “il peggior nemico di un regista a basso costo”. Senza dubbio Dreamaniac non è un bel film, come accennavamo, anche perchè la sceneggiatura è inesistente e ci sono eccessive lungaggini: basti pensare alla sequenza iniziale dove in un esasperante rallenti il protagonista sogna un amplesso con una sconosciuta.

vlcsnap2011071317h49m11

Non esistono neanche personaggi ai quali affezionarsi, tanto sono anonimi e incolori, e la stessa trama è confusa e a tratti incomprensibile. Lo stesso rapporto tra il  protagonista e il succubus Lilith (nella Bibbia apocrifa la prima donna) non è ben chiaro: prima lui ne sembra spaventato, poi invece ne è affascinato talmente da compiere i delitti in prima persona. Voglio capire il patto col diavolo poi, ma di solito funziona tutto in base al do ut des, tu mi dai il successo e io l’anima, non io ti do’ l’anima e tu nulla, ma alla fine sembra succeda proprio questo visto che nostro eroe non ha avuto in tutto il film un solo beneficio dalla sua evocazione satanica. Mah, contento lui… Un accenno poi va al finale gratuito e stupidello con un colpo di scena però così urlato e improbabile da essere quasi geniale.

vlcsnap2011071317h49m34

Naturalmente Dreamaniac, come vuole ogni buon film di Decoteau, presenta un gran numero di omaccioni in mutande o culo all’aria con il solito climax omosessuale anche quando si presenta un gruppo di etero, capacità unica del regista e cifra diventata poetica negli anni. A questo proposito segnaliamo una sequenza sadomaso tra un ragazzone e la bella Lilith dove lui, in mutande bianche, si struscia ad un palo e fa così tante mossettine col sedere da sembrare così poco maschio. Dreamaniac fu lanciato come risposta low low budget al Freddy Kruger di Wes Craven con la locandina che urlava persino “Non tutti gli incubi accadono ad Elm street” ed ebbe anche un discreto successo di noleggi. Sembra che all’epoca fu tagliato di quasi 15 minuti e, con il fallimento dell’Empire, quelle sequenze siano andate perdute. In Italia uscì per la Skorpion e la qualità video, pur se pessima, è la migliore in circolazione, in tutto e per tutto uguale a quella americana della Wizard. In tempi recenti infatti è uscito in patria anche in dvd, ma con la stessa sciagurata cattiva resa della vhs: il negativo infatti si è perso per beghe legali. Per tutti quelli che non hanno potuto vederlo all’epoca e lo vogliono gustare in italiano segnaliamo la pagina facebook di Horror splatter zone dove troverete la link per vedere il film completo. Tanto di cappello a chi promuove il bel cinema perduto.

Andrea Lanza

Dreamaniac – Sogno Maniacale

Anno: 1986

Regia: David De Coteau

Interpreti: Thomas Bern, Kim McKamy, Sylvia Summers, Brent Black, Cynthia Crass, Lisa Emery, Brad Laughlin

Durata: 82 min.

VHS: SKORPION

image.php 7e808af649f51fca2aefdb61afd8e328_jpg_290x478_upscale_q90 Video insert - Dreamaniac dreamaniac vhs back2 dreamaniac vhs front2 dreamaniac greek vhs front & back2

Blogroll

  • Film trash di Andrea Osiander (pagina facebook)
  • Fumetti Etruschi
  • Going the asylum
  • Il blog di Valeria Vaccaro
  • Il Zinefilo
  • La Bara Volante
  • Malastrana FB
  • Moz O'Clock – nerdblog retro & pop
  • pensieri da tergo
  • Scarica il magazine numero 0
  • Visione sospesa

Articoli recenti

  • Human Zoo
  • Bloody Nightmare
  • Nightmare Symphony (The peacock’s tales)
  • Ragazzi perduti
  • Capitan Power e i Combattenti Del Futuro

Archivi

  • gennaio 2021
  • dicembre 2020
  • novembre 2020
  • settembre 2020
  • luglio 2020
  • giugno 2020
  • maggio 2020
  • aprile 2020
  • marzo 2020
  • febbraio 2020
  • gennaio 2020
  • dicembre 2019
  • novembre 2019
  • ottobre 2019
  • settembre 2019
  • agosto 2019
  • luglio 2019
  • giugno 2019
  • maggio 2019
  • aprile 2019
  • marzo 2019
  • febbraio 2019
  • gennaio 2019
  • dicembre 2018
  • ottobre 2018
  • settembre 2018
  • luglio 2018
  • giugno 2018
  • maggio 2018
  • aprile 2018
  • marzo 2018
  • febbraio 2018
  • gennaio 2018
  • dicembre 2017
  • novembre 2017
  • ottobre 2017
  • settembre 2017
  • agosto 2017
  • luglio 2017
  • maggio 2017
  • gennaio 2017
  • dicembre 2016
  • agosto 2016
  • luglio 2016
  • giugno 2016
  • maggio 2016
  • aprile 2016
  • marzo 2016
  • dicembre 2015
  • novembre 2015
  • settembre 2015
  • agosto 2015
  • luglio 2015
  • giugno 2015
  • aprile 2015
  • marzo 2015
  • febbraio 2015
  • agosto 2014
  • luglio 2014
  • giugno 2014
  • maggio 2014
  • aprile 2014
  • febbraio 2014
  • gennaio 2014
  • dicembre 2013
  • novembre 2013
  • ottobre 2013
  • settembre 2013
  • agosto 2013
  • luglio 2013
  • giugno 2013
  • maggio 2013
  • aprile 2013
  • marzo 2013
  • febbraio 2013
  • gennaio 2013
  • dicembre 2012
  • novembre 2012
  • ottobre 2012
  • settembre 2012

Categorie

  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 9
  • A
  • action
  • action comedy
  • Albi di sangue
  • alieni
  • animali assassini
  • anteprima
  • asylum
  • azione
  • B
  • B movie gagliardi
  • backstage
  • Bruce Campbell
  • C
  • cannibali
  • capolavori
  • casa delle ombre lunghe
  • case apocrife
  • cellulari demoniaci
  • comico
  • commedia
  • commedia horror
  • Consigli per la quarantena
  • corn flake
  • curiosità
  • D
  • demoni
  • drammatici
  • E
  • editoriale
  • Empire
  • erotici
  • F
  • Fabrizio De Angelis
  • fantascienza
  • fantasmi
  • film ad episodi
  • film pericolosamente brutti
  • folletti
  • freddy krueger
  • Full Moon
  • G
  • goethe
  • H
  • hardcore
  • I
  • I grandi saggi di Malastrana vhs
  • il grande freddo
  • Indie
  • J
  • Jackie Chan
  • K
  • L
  • Le notti mai viste di Zio Tibia
  • Le recensioni di Davide Viganò
  • Le recensioni di Giuseppe Rocca
  • Le recensioni di Luigi Pellini
  • Le recensioni di Masoman
  • licantropi
  • linda blair
  • live action
  • M
  • mondo movie
  • mostriciattoli
  • N
  • neo neorealista
  • nightmare
  • nightmare on elm street
  • ninja
  • O
  • P
  • postatomici
  • poster gagliardi
  • Q
  • R
  • Recensioni di Alessandro Bruzzone
  • Recensioni di Alexia Lombardi
  • Recensioni di Andrea Lanza
  • Recensioni di Daniele "Danji Hiiragi" Bernalda
  • Recensioni di Daniele Bernalda
  • Recensioni di Daniele Pellegrini
  • Recensioni di Danny Bellone
  • Recensioni di Davide Comotti
  • Recensioni di Domenico Burzi
  • Recensioni di Luca Caponi
  • Recensioni di Manuel Ash Leale
  • Recensioni di Marcello Gagliani Caputo
  • Recensioni di Mariangela Sansone
  • Recensioni di Napoleone Wilson
  • Recensioni di Silvia Kinney Riccò
  • Recensioni di Stefano Paiuzza
  • Recensioni di Zaira Saverio Badescu
  • Recensioni Francesco Ceccamea
  • remake
  • ripoff
  • robert englund
  • robot malvagi
  • S
  • satana
  • scifi horror
  • Seguiti direct to video
  • Senza categoria
  • serie tv
  • Shark Movie
  • slasher
  • splatteroni
  • starlette
  • stralci di vecchi giornali
  • streghe
  • T
  • tette gratuite
  • tette vintage
  • thriller
  • trailer dall'oltrespazio
  • U
  • V
  • vampiri
  • Van Damme
  • videogame
  • vogliamo ricordarlo così
  • W
  • War movie
  • western
  • X
  • Y
  • zombi

Meta

  • Registrati
  • Accedi
  • Flusso di pubblicazione
  • Feed dei commenti
  • WordPress.com

Annulla
Privacy e cookie: Questo sito utilizza cookie. Continuando a utilizzare questo sito web, si accetta l’utilizzo dei cookie.
Per ulteriori informazioni, anche sul controllo dei cookie, leggi qui: Informativa sui cookie