Avete presente quando sentire dire cose del tipo ” tante idee ma confuse”, ” divertente ma manca la struttura”? Ecco, queste frasi potrebbero andar bene per questa pellicola interpretata da Elijah Wood.
Costui in codesta pellicola interpreta un giovane che va a trovare il padre dopo anni di abbandono. Fino a quando l’uomo gli scrive una lettera e il ragazzo decide che forse val la pena ricucire un rapporto, che a ben vedere non è mai esistito.
L’incontro non è dei migliori visto che finisce con la morte del padre. Da questo momento capitano tante cose che ribaltano la situazione e mescola generi con una sorta di allegra furia pesantemente influenzata dai pessimi imitatori di Tarantino negli anni 90.
A essere sinceri non avrei assolutamente altro da dire su questa trascurabile opera, ma chiedendo aiuto al cinefilo nell’era di internet che vivacchia in me, vedrò di allungare un po’ il brodo e annacquare il vino con dosi abbondanti di H2O.
Per cui pur partendo dal fatto che a me questo tipo di operazioni tanto folli quanto tragicamente fragili, insulse, inconsistenti nello sviluppo elementare della trama, nella ricerca ostentata e con effetti disastrosi della frase ad effetto, e la voglia di imitare Tarantino e un certo cinema grottesco, comunque di livello alto, portando in scena personaggi bislacchi e “strani”, non garba per nulla; cercherò di trovare punti di interesse per un pubblico che rimanendo forzatamente chiuso in casa, sia alla ricerca di svago.
Cosa possiamo salvare da una pellicola non riuscita, ma che alla fine non è nemmeno Il Bosco 1 o quella roba con il licantropo a Napoli. Per cui siamo pur sempre all’interno di un modo di far cinema con grande professionalità. Ecco, potremmo partire col fatto che la sua breve durata è un elemento a suo favore.
Perché in fin dei conti, prima della scoperta di chi sta incatenato sotto il pavimento del soggiorno, il film non è affatto male. Meglio è accettabile e vedibile.
Fino a quel punto assistiamo ai patetici tentativi del figliolo di impressionare il padre, e costui si palesa come un ubriacone molesto, un perdente senza redenzione. Ci sono i giusti equilibri nel dialogo e nell’azione serviti da un sottile senso del grottesco, che è reale anche nelle nostre vite.
L’entrata in scena di altri personaggi aggiunge un gusto da commedia nera indie che a me lascia quasi sempre freddo, ma se gestita bene è un’aggiunta positiva perché smaschera l’assurdo di molti nostri comportamenti sociali e situazioni quotidiane.
Così arriviamo al primo cambio di registro, la parte migliore della pellicola, quando il povero protagonista si trova solo in casa con un cadavere. Con un uso giusto degli effetti sonori e dell’inquadratura. In particolare è da segnalare la bravura di Wood, in grado di stare sulla scena per diversi minuti da solo, riuscendo a cavarsela molto bene.
Poi c’è la gran pensata e la deriva da filmino che vorrebbe essere tanto folle, sovversivo, tanto cazzaro e quello che vuoi, invece finisce per sgonfiarsi pateticamente, fino a un tentativo nel finale di darsi un colpo di coda anche commovente, ma ormai il disastro è fatto.
Perché non basta far irrompere in scena dei personaggi strampalati, dei dialoghi pieni di non sense, una buona dose di violenza estrema per la riuscita di una pellicola. Soprattutto se queste irruzioni, che avrebbero il compito di scomporre e rivoltare il genere, sono deboli ed effimere,
Tuttavia qualora cercassimo un modo per passare tempo senza pretendere nulla in cambio, forse questa pellicola potrebbe far al caso vostro. Passa veloce come un dannato Bip Bip drogato con la migliore delle droghe chimiche di Mr White. La parte splatter farà il suo effetto, quasi sicuramente, su persone poco avvezze al genere. O quelli molto impressionabili come il sottoscritto.
Però la domanda è: << Perché dovremmo accontentarci? Non meritiamo di esser intrattenuti da film tanto grotteschi quanti riusciti in qualche modo? Film medio vuol forse dire opera mediocre?>>
La risposta è no. Un film medio è opera robusta, onesta, in grado di mantenere una struttura che regga anche l’idea più bizzarra. Si cerchi e veda quel gioiellino che è The Voices. Cioè un film in cui assurdo, tinte horror, momenti surreali e grotteschi sono inseriti in una struttura forte capace anche di creare personaggi in grado di colpire le emozioni degli spettatori.
In poche parole Come To Daddy è a mio avviso un film non riuscito, un’ opera trascurabile anche dal punto di vista del puro intrattenimento, nondimeno i gusti delle persone sono sempre portatori di sorprese infinite. Non nego che a qualcuno invece questa cosa spacciata per cinema possa anche garbare e a loro non posso negare la visione di questo film.
In realtà mi rendo conto che sia un discorso assai contorto, ma è dovuto al fatto di allungare questo articolo. Che se fosse per me avrei finito giudicandolo con la celebra frase di Fantozzi sulla Corazzata Potemkin.
Davide Viganò
Come to Daddy
Anno: 2019
Genere: thriller
Regia: Ant Timpson
Interpreti: Elijah Wood, Stephen McHattie, Garfield Wilson, Madeleine Sami, Martin Donovan, Michael Smiley, Simon Chin, Ona Grauer, Ryan Beil, Raresh DiMofte, Alla Rouba, Noam Zylberman, Gord Middleton, Oliver Wilson
Durata: 96 min.