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Malastrana VHS

~ i film più oscuri e dimenticati

Malastrana VHS

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Jason va all’inferno

13 venerdì Apr 2018

Posted by andreaklanza in alieni, B movie gagliardi, demoni, J, Recensioni di Domenico Burzi, scifi horror, slasher, splatteroni, tette gratuite, zombi

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adam marcus, cinema, horror, jason vorhees, sean s. cunningham, venerdì 13

“L’ultimo Venerdì” per modo di dire.

Nei primi anni novanta Sean S. Cunningham tentò di instillare nuova linfa in una serie che non se la passava bene dopo l’insuccesso dell’ottava capitolo di Rob Hedden.

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Si può dire di tutto sul parto di Marcus, che sia brutto, inutile, cialtrone, assurdo, ma non si può negare che abbia tentato di percorrere strade alternative. Certo, non si tratta di una rivoluzione sistematica, tipo levare di mezzo Jason come si levò di mezzo Michael Myers in Halloween III-The Season of The Witch, tuttavia il buon Adam Marcus, qualche piccolo cambiamento l’ha pure accennato.

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E’ un film molto, molto fumettistico Jason va all’inferno, non a caso conobbe una vita extra-cinematografica con le graphic novels Friday the 13th: Hate-Kill-Repeat e Friday The13: Church of The Divine Psychopath edite dalla Topps Comic e scritte da Andy Angels, che comincia in modo classico, propinandoci uno strip-tease da manuale, con fanciulla sola in quel di Crystal Lake (e dove sennò?) che improvvisamente ma non troppo viene insidiata da Mr. Voorhees con machete alla mano; già tutto visto e rivisto, si, se non per l’irruzione subitanea di una Task Force dell’FBI decisa a fare definitivamente il culo all’assassino mascherato. Un fuoco incrociato proveniente da millanta mitragliatori distrugge il serial killer/morto vivente, anzi, lo riduce quasi in poltiglia. Rimangono pochi pezzi di quella che fu una straordinaria macchina omicida. Ma, attenzione, il Male alberga nel cuore nero e pulsante di Jason. E il Male trova sempre un nuovo corpo/involucro con il quale seminare il Verbo.

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Detto così, potrebbe non significare niente. Espedienti di questo tipo sono già stati usati in tempi non sospetti, per rimanere in ambito eighties, basti pensare a L’Alieno di Jack Sholder o a Sotto Shock di Wes Craven, tuttavia, in un franchise fortemente legato alla figura iconica di Jason, il tentativo di “mascherare” il personaggio principale, non di cancellarlo dallo schermo si badi bene, risulta se non altro un tentativo apprezzabile di reinventare una serie costruita su sceneggiature sempre uguali. Uguali perché il successo della serie si costruisce su uno schema collaudatissimo che prevede giovani in fregola uccisi senza pietà da un feroce “censore” di comportamenti osceni. I ragazzi da massacrare diventano, quindi, in Jason Goes To Hell-The Final Friday un contorno e non la prima portata del banchetto, visto che il plot è incentrato sulla ricerca di altri corpi da abitare e , in particolare, di un corpo, quello del legittimo nipote, in cui rinascere.

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Un film ibrido, slegato, che frulla slasher e action e ritrova la suo dimensione prettamente horror nel finale, con Jason (il solito, grandissimo Kane Hodder) che rinasce dalla ceneri e si trasforma in personaggio/demonio da fumetto con fuoco infernale a fare da scenografia. La dimensione è quella fumettara, che spiana definitivamente la strada al cross-over con Freddy Krueger non disdegnando riferimenti diretti alla saga Evil Dead con il Necronomicon in bella vista. C’è chi lo odia, chi lo ignora, chi lo apprezza, questione di gusti, tuttavia Jason Va all’Inferno possiede il fascino di quelle produzioni scalcinate fuori tempo massimo che trasudano di passione per la saga. Non tutto funzione nella regia di Marcus, ma un giro su questo tunnel dell’orrore jasoniano è sempre consigliato. O no? E poi un film in cui Steven Williams fa il cacciatore di killer seriali come si fa a non amare. Recuperate la versione uncut, che dura tre minuti in più rispetto a quella uscita nelle sale.

Domenico Burzi

Jason va all’inferno

Titolo originale: Jason goes to hell – The final Friday Anno: 1993

Regia: Adam Marcus

Interpreti: John D. LeMay, Kari Keegan, Allison Smith, Steven Culp, Billy Green Bush, Kane Hodder, Steven Williams, Rusty Schwimmer, Richard Gant, Leslie Jordan, Kipp Marcus, Andrew Bloch, Adam Cranner, Julie Michaels

Durata: 87 min.

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Julia

13 mercoledì Apr 2016

Posted by andreaklanza in erotici, J, Recensioni di Andrea Lanza, Senza categoria, tette gratuite

≈ 8 commenti

Julia è stata ingannata, violentata e uccisa. Abbandonata come un sacco d’immondizia sul bordo di un fiume, e risorta, come un Cristo blasfemo.
La Julia di Matthew A. Brown, regista sudafricano alla sua opera prima, è un oggetto strano, sfuggente, difficilmente catalogabile in un solo genere.
Julia è un film che muta sinuoso, un’opera transgender che dovrebbe appartenere al filone dei rape and vengeance, ma che è invece una e mille cose diverse, un caldeiscopio di intuizioni, sensazioni e influenze.

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Matthew A. Brown ha stile da vendere, vicino alle suggestioni di Takashi Ishii e del suo Gonin, un cinema capace di mostrare sì la violenza più parossistica ma anche l’intimismo più straniante.
Lo si capisce già, nella prima bellissima scena, dove Julia sale le scale mobili sulle note di Julietta 2, della band islandese Ske, e la telecamera indugia soltanto sul suo viso, sulle sue magnifiche espressioni, quasi fossimo in un’opera intimista e non uno splatter di vendetta.
E ancora, nella sequenza successiva, la cosa si palesa ancor di più, quando la fotografia vira sul rosso, giocando con i cromatismi, puro territorio Greg Araki, senza dare spazio alle voglie più barbare dello spettatore: la violenza è lì lì per esplodere, nell’aria, tanto da percepirla grondante sangue. Sarà così? No, l’assenza totale di violenza è l’iperbole inaspettato, che sublima nel momento in cui Julia si trascina, avvolta in un sacco, in campo lungo, nella notte, questa volta in un territorio asettico alla Kitano.

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Anche la città di Julia che, leggiamo su imdb, essere New York è fotografata come una città dell’Est, Bucarest, Sofia, o qualche scenario da Chernobyl dei miserabili, dove potremmo vedere capitolare un invecchiato Van Damme del suo periodo più nero.
Ma, come detto, Julia è un film intimista, ma non solo, tanto che l’attesa viene ripagata diventando davvero un rape and vengence, con tanto di cazzi tagliati a gente che non c’entra nulla. Anche in questo caso però agendo in maniera completamente anarchica: più che al blasonato I spit on your grave, Julia è in qualche modo figlia de Il giustiziere della notte con la stessa identica concezione di vendetta inespressa.
In tutto questo calderone di generi ed influenze, fanno capolino idee da cancro impazzito, psicopatici transessuali come il Buffalo Bill di Jonathan Demme, scene lesbo improvvise e una setta di assassine ninja che dovrebbero echeggiare le puttane di Sin city.
E questo, beninteso, mantenendo una propria identità.
La presenza di Ashley C. Williams, una delle vittime di Human centipede, nei panni della protagonista, potrebbe far pensare ad un film ignorante e rozzo, una porcheria exploitation da due lire, ma fortunatamente Julia ha un’anima affascinante, puro cinema d’autore, assolutamente inaspettato.

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Una bella sorpresa che, chissà come, chissà perché, sbarca pure, con un passaggio fantasma, nei cinema, in Italia. Chissà che presto non lo segui l’inedito e interessante American Mary delle sorelle Soska, un altro film di genere assolutamente inclassificabile e sublime.

Andrea K. Lanza

JULIA

Regia: Matthew A. Brown

Interpreti: Ashley C. Williams, Tahyna Valentina MacManus, Jack Noseworthy, Joel de la Fuente, Darren Lipari

Durata: 95 min./uscita home video 20 Aprile 2016 (Cult media)

 

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Just Before Dawn

12 martedì Nov 2013

Posted by andreaklanza in B movie gagliardi, J, Recensioni di Napoleone Wilson, slasher, splatteroni

≈ 1 Commento

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anni 80, cinema, jeff Lieberman, just before dawn, recensione, slasher, squirm.recensioni

Probabilmente uno degli slasher anni 80 meglio realizzati, “Just Before Dawn” è certamente un must-see non soltanto per gli appassionati del filone. Questo film, completamente inedito in Italia, venne girato nel Silver Falls State Park in Oregon, facendo un uso eccezionale dell’impressionante paesaggio e fu la riconferma che il suo autore fosse uno dei più interessanti della scena horror anni 70. La regia di Lieberman, insieme ad uno script interessante di Mark Arywitz e Gregg Irving, contribuisce a rendere “Just Before Dawn” migliore di quasi tutti gli slasher dei primi anni ottanta. Si può dire che sia un diamante grezzo e ancora oggi se vogliamo uno dei più sottovalutati film dell’orrore survivalistico … sicuramente per quel periodo. Il cast è di prim’ordine e composto da facce fresche con Deborah Benson e Jamie Rose particolarmente sorprendenti, grazie anche a loro la suspense, a volte è palpabile. Il film nel suo complesso ha più di un accenno ai temi di “The Texas Chainsaw Massacre” e “Deliverance”(Un Tranquillo week-end di paura)(Usa 1972) di John Boorman. La cosa più importante, è che la trama sia del tutto credibile dall’inizio alla fine. Solo un regista sicuro come Lieberman poteva farci infatti sentire un così forte senso claustrofobico nella lussureggiante natura composta dalle verdi distese dei boschi dell’Oregon. In definitiva, un inquietante e meraviglioso classico, in parte ancora in divenire.

Napoleone Wilson

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NOTE:

La Interglobal Video ne fece uscire una versione tagliata con la maggior parte del gore esplicito rimosso. La versione integrale in video venne pubblicata dalla Paragon. Anche se la versione cinematografica era già tagliata, l’uscita in video U.K. Del 1986 della MIA è stata tagliata di 7 secondi dalla BBFC per modificare una scena in cui un uomo viene pugnalato attraverso l’inguine con un machete e la lama esce dalla sua schiena. Il taglio è stato revocato per il DVD Odeon del 2005, che propone anche ulteriori 9 minuti di scene di dialogo. Una recente esclusiva di play.com del film uscito in dvd nel 2006, comprende un diverso montaggio del film con scene che non appaiono in nessun altra versione (la qualità del video è pessima però). Nonostante le varie derubricazioni attraverso gli anni, ci sono tre versioni principali del film. 1: la VHS americana pubblicata dalla Paragon negli anni ottanta. Questo è ancora la versione più completa del film data ad oggi. Inoltre si era ritenuto fino a poco fa del tutto intonsa la versione uscita in DVD in Gran Bretagna (vedi sotto). 2: il dvd R1 su due dischi pubblicato negli Stati Uniti dalla Shriek Show nel 2006 che ho anch’io – è invece una versione ridotta del film. Tutti i filmati in questa versione appaiono anche sulla videocassetta Paragon (meno però un numero di scene). La versione della Shriek Show utilizza sì la stampa migliore che sono stati in grado di ottenere (in widescreen con un secondo disco di extra) una volta derubricata. 3: La versione U.K. Del dvd R2 (in origine come detto un’esclusiva play.com, in seguito disponibile presso tutti i principali rivenditori) pubblicata dalla Odeon Entertainment (in formato PAL) è anch’essa una versione scorciata del film. Tuttavia, contiene tante piccole scene / dialoghi che non appaiono in alcun modo nelle prime versioni del film US / U.K. Il master della pellicola utilizzata per questa versione U.K. è in cattive condizioni e la sua fonte originaria è sconosciuta.

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Ci sono esattamente 7 differenze tra la versione in dvd statunitense regione 1 della Shriek e la vecchia videocassetta statunitense della Paragon. Se non specificato diversamente il nastro Paragon mostra la versione completa non tagliata del film. Queste sono le seguenti: 1. Il dvd Shriek Show taglia prima che compaia il credits “Doro Vlado” sullo schermo. Il nastro Paragon mostra pochi secondi in più del bosco prima di questo in quanto l’inquadratura si volge lentamente verso destra e poi, appare il credito “Doro”. 2. La scena della morte di Vachel (machete attraverso l’inguine) nel dvd Shriek viene tagliata. Il nastro Paragon mostra questa scena completamente uncut. 3. Quando il gruppo raggiunge il campeggio (“Questo è tutto gente, fine della linea”), la versione della Shriek in dvd taglia due secondi alla fine di questa scena prima che il prossimo fotogramma della loro uscita dal camper compaia. 4. La scena in cui Megan e Jonathan stanno giocando insieme in acqua (dalla cascata) nel dvd Shriek viene tagliata di 6 secondi. 5. Quando Jonathan è gettato di nuovo in acqua dal killer (più avanti nel film) sempre nel dvd Shriek la sua nuova caduta e lo spruzzo d’acquas nel fiume è tagliata di due-tre secondi 6. I primi secondi di Daniel a piedi nel cimitero vengono tagliati nel dvd della Shriek Show. 7. La scena subito dopo che il Ranger prende Merry Cat sul cavallo e vediamo Connie seduta accanto al fuoco nel dvd Shriek Show è tagliata. La versione Shriek fa iniziare la scena con il grido di Connie circa 1 millisecondo prima di sentire il fischio nel bosco. Il nastro Paragon mostra lei che si siede a fissare il fuoco per alcuni secondi e poi si sente il fischio.

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Nel dvd U.K. pubblicato nel 2006 dalla Odeon Entertainment è offerta una versione alternativa del film. Questa dispone di 9 minuti in più mai visti in nessuna versione USA. Che cosa è elencato di seguito è un confronto tra il dvd con il nastro Paragon statunitense che è l’edizione più lunga mai uscita negli States. Tutto quello che è qui descritto non compare nella versione americana se non diversamente specificato. Anche se non sempre elencato, un buon numero di spunti musicali sono mancanti o differenti tra le diverse scene della versione per la Gran Bretagna e quella per gli Stati Uniti 1. Dopo il credits, “diretto da Jeff Lieberman”, vediamo due brevi secondi di boschi e una scena di apertura prolungata quando si mostra la casa di legno/ chiesa nel bosco. 2 Più dialogo appare nella chiesa prima che Ty (il viandante) esca fuori dalla porta. 3 Enorme quantità di filmati extra compare quando i campeggiatori sono in cammino fino al campeggio. La versione americana edita questa scena in modo molto diverso .4 Quando Warren va fuori per controllare la foto al cervo, la scena è estesa. 5. Quando arrivano al campeggio, escono dal motorhome ed i primi secondi alla cascata sono estesi. 6 Dopo la prima visita alla cascata, c’è un prolungato filmato di loro che camminano. 7 filmato esteso durante il fuoco da campo ed è stato aggiunto un effetto audio non presente nella versione USA (si può effettivamente sentire il suono a cui i campeggiatori reagiscono. Nella versione USA girano la testa in direzione di un suono che effettivamente non si sente). 8. La mattina dopo, Warren cammina verso Connie tornando dalla cascata, altra scena estesa 9. Metraggio esteso quando i ragazzi vedono Merry Cat (la ragazza montanara) che canta dalla cascata 10. La sequenza di attraversamento del ponte di corde è estesa e aggiunge la musica non presente nella versione USA. 11. Dopo aver attraversato il ponte di corde, filmato prolungato di loro che scendono giù per la collina fino al fondo della cascata. 12. La versione U.K. taglia l’intera sequenza di quando l’assassino entra in acqua e afferra Megan. La versione U.K. taglia di nuovo in mezzo all’accensione del falò al campo. 13. Metraggio esteso di loro che ballano alla festa davanti al fuoco. 14. Metraggio esteso dopo che la famiglia di montanari spara alla radio 15. Piccolo filmato extra durante la colazione il giorno successivo 16. Piccolo filmato extra quando Merry Cat va da Jonathan nel bosco 17. Filmato extra di Merry Cat che scappa via quando Jonathan è sul ponte di corde. 18. Jonathan che cerca di risalire da una delle corde del ponte ha un punto di vista nuovo che compare nella versione americana e non in Gran Bretagna. 19. Jonathan cade di nuovo in acqua: Impatto esteso e questo va a congiungersi al filmato extra di Warren e Connie al fiume (nella versione USA portva invece direttamente a Daniel nel cimitero) 20 scena estesa in cui Warren e Connie discutono di come Jonathan possa essere morto. 21. La versione U.K. riduce la famiglia di montanari tagliando Merry Cat dopo la visita del Ranger. La versione U.K. quindi la taglia di nuovo fin quando Connie è già in piedi dopo aver sentito il rumore del cervo.

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Il dvd tedesco R2 pubblicato dalla CMV Laservision (2007) è lo stesso della versione in dvd Usa R1 Shriek Show (per alcuni anche non raccorciata dato lo stesso identico rumore della pellicola in più punti), tuttavia offre la scena del machete attraverso l’ inguine completamente tagliata a differenza che nel disco della Shriek Show per gli Stati Uniti che mostra una versione modificata e raccorciata. Il resto delle scene minori che mancano dal dvd Shriek Show (di cui sopra e questo in un altro punto) sono inoltre mancanti pure dall’edizione della CMV. Come bonus la versione CMV offre la maggior parte (ma non tutti) dei filmati alternativi che appaiono soltanto nella versione in dvd U.K. (Odeon Entertainment)del film come un extra.

Durante le riprese nel bosco, una sera l’illuminazione saltò senza spiegazione, lasciando il cast e la troupe nel buio più totale. Dopo alcuni minuti il produttore frustrato gridò, “Sia la luce ”- e, abbastanza con sicurezza, le luci sono effettivamente tornate. Non è mai stato determinato perché si spensero o perché siano tornate di nuovo..

La  sceneggiatura originale prevedeva una sesta campeggiatrice di nome Eileen, che moriva quando veniva gettata giù da una scogliera. Era incluso anche un climax che coinvolgeva Connie costretta a maneggiare serpenti a sonagli contro i malvagi gemelli.

Il titolo della sceneggiatura originale era “The Last Ritual”. E’ stato cambiato dopo che il pesante tema religioso dello script è stato ridotto e la storia è stata rigorosamente rivista.

Il regista Lieberman ha citato “Un Tranquillo week-end di paura” come influenza primaria del film.

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Richard Kiel venne provinato per il ruolo dei due killer del film.

Lieberman ha detto che innumerevoli estranei si presentarono sul luogo delle riprese, il giorno che la scena di Jamie Rose che nuotava in topless venne filmata. Lieberman ha detto che il passa-parola di questa ripresa si era apparentemente diffuso tra le guardie forestali locali.

Secondo Lieberman, il film venne quasi acquistato dalla Universal Pictures per la distribuzione. Purtroppo, alcune questioni economiche con la società di distribuzione originaria impedirono che ciò accadesse.

Il titolo tedescodel film per l’uscita cinematografica è ”Blutige Dämmerung”, che significa ”Bloody Dusk” in inglese. Il motivo del fischio inquietante sentito nella partitura di Brad Fiedel è un riferimento al fischio di salvataggio che Warren utilizza nel film.

Nonostante il suo autentico, alterato aspetto, la ”vecchia” casa-chiesa utilizzata nel film venne effettivamente costruita per la produzione del film.

Una prima bozza della sceneggiatura conteneva una scena con Jonathan che tenta di sedurre Merry Cat, invece che Merry Cat flirtasse con lui dopo la scena del ritrovamento del trucco di Megan.

Secondo il compositore Brad Fiedel, molti dei suoni inquietanti della partitura musicale erano in realtà clip audio elettronicamente alterate dei suoi vocalizzi, o di rumori e ronzii.

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Le voci di trivia seguenti possono rivelare importanti aspetti della trama.

Secondo Lieberman, nella scena in cui Ralph Seymour viene accoltellato, la macchina fotografica appesa al collo di Ralph volò verso l’alto e poi colpì l’attore in faccia mentre cadeva all’indietro sul terreno. Quindi l’espressione di dolore sul suo volto è molto reale.

Originariamente la rivelazione che il killer del film fosse una coppia di gemelli si verificava quando Jonathan viene attaccato sul ponte di corde.

Chris Lemmon (il figlio di Jack) stava eseguendo una scena veramente pericolosa quando è stato ripreso mentre era aggrappato alle corde dopo la sua caduta nel fiume impetuoso. Lemmon ha dovuto appendersi fisicamente alle corde per qualche tempo fino a che la potenza della corrente del fiume lo trascinò dentro. Solo una questione di metri di distanza fece sì che egli non arrivasse in cima ad un’enorme cascata che era ben nota per le persone che vi sono precipitate morendovi.

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A Lieberman l’idea per il finale del film con il pugno in gola è nata quando egli stava cercando di pensare a un modo per uccidere qualcuno che non era mai stato fatto in un film. L’inquadratura con il primo piano di questa eccentrica uccisione è stata fatta con una protesi di una bocca over-size posta su John Hansaker, mentre la moglie di Lieberman è stata utilizzata come controfigura per Beborah Benson. E’ suo il pugno che viene utilizzato nella scena.

Mai pubblicato in h.v. italiano, mai uscito nelle nostre sale, mai programmato da nessun canale tv, nemmeno DTT o SAT.

NAP. WILS.

Just Before Dawn

Anno: 1981

Regia: Jeff Lieberman

Interpreti: George Kennedy, Mike Kellin, Chris Lemmon, Gregg Henry, Deborah Benson, Ralph Seymour, Katie Powell, John Hunsaker, Charles Bartlett, Jamie Rose

Durata: 90 min.

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Jennifer

29 lunedì Ott 2012

Posted by andreaklanza in B movie gagliardi, J, Recensioni di Domenico Burzi, ripoff

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brian de palma, carrie, carrie lo sguardo di satana, cinema, jennifer, recensione, recensioni, rifacimenti, ripoff

Se siete rimasti inorriditi dall’annuncio dell’ormai prossimo remake di “Carrie”, beh, possiamo dire che nemmeno durante il decennio principe i produttori rimasero con le mani in mano. Già nel 1978 il vecchio Brice Mack (proprio lui, quello di “Rooster: Spurs of Death” [1983] con Vince Van Patten e Kristine DeBell) tirò fuori dal cilindro questo “Jennifer”, che proprio con molta pazienza potremmo definire una pellicola “ispirata” al film di De Palma, piuttosto che una spudorata scopiazzatura. Vabbè, entriamo nel vivo della vicenda.

Dunque, Jennifer Baylor é una ragazza semplice e studiosa che frequenta una prestigiosa scuola privata nonostante non sia figlia di un uomo facoltoso. Anzi, il padre é un alcolizzato con fissazioni bibliche che gestisce un negozio di animali (Jeff Corey, carriera sterminata, presente in tutte, ma dico tutte, le più importante e famose serie Tv statunitensi per tacere di pellicole quali “Il Grinta”, “L’Altra Faccia del Pianete delle Scimmie”, “Butch cassidy” e via andare, si potrebbe andare avanti per ore); la dolce studentessa (interpretata da Lisa Pelikan, bella rossa con carriera di tutto rispetto, da queste parti la citiamo in “Lionheart” per ovvi motivi) ben presto si aliena le simpatie della ragazza piu’ in vista della scuola, Sandra Tremayne ( Amy Johnston) bugiarda e puttana, figlia di un senatore.

Naturalmente inizia la rappresaglia: Jennifer comincia ad essere offesa, umiliata e minacciata fisicamente dalla psicolabile compagna e dalla di lei cricca di fedelissime leccaculo. Tuttavia le ragazzine non hanno fatto i conti con i poteri psichici di Jennifer che le permettono di aver il controllo mentale sui serpenti. Me cojoni.  La terribile Sandra tenta di far espellere Jenny, la fotografa nuda per poi appendere le foto sugli armadietti, le ammazza il gattino e arriva a far violentare la cicciottella del gruppo rea di essersi ribellata alla sua dittatura.

Nel finale Jennifer finalmente s’incazza di brutto e scatena serpenti giganti contro i cattivi. Ma nel senso di serpenti giganti, ciclopici che agguantano e si inghiottono i bulli e che sbucano fuori improvvisamente dal sedile posteriore delle automobili. L’andamento sostanzialmente realistico della vicenda subisce così una decisa sterzata verso la psichedelia spiccia con rossi e blu ad illuminare la scena e, soprattutto, la figura della protagonista, in vestaglia bianca, capelli cotonati e sguardo allucinato e compiaciuto a contemplare la propria vittoria; la tristezza e la disperazione di “Carrie” se ne vanno beatamente a remengo, vero, ma ciò che importa, in questo ambito, è il registro esploitativo, financo cartoonesco (sia Mack che il produttore Steve Krantz, che lavorò con Ralph Bakshi, erano professionisti nel campo dell’animazione) imposto alla pellicola. Che l’amante di chincaglierie seventies non potrà non apprezzare almeno un poco, anche per via di un sottotesto ironico e beffardo esplicato pure nel gran finale, in cui i “cattivi occulti”, coloro che hanno insabbiato le malefatte dei ricchi e potenti, vengono puniti.

Da riscoprire in ogni caso, soprattutto perchè “Jennifer” non ha ancora goduto di una edizione in dvd, a parte i bootleg, ed è disponibile solo nella vecchia, cara, insostituibile VHS Vestron Video, NTSC del 1984. C’è anche il grande Bert Convy, grande caratterista dei 70/80, scomparso a soli 57 anni il 15 luglio del 1991.

Domenico Burzi

Jennifer

Regia: Brice Mack
Prodittoda: Steve Krantz
Scritto da: Kay Cousins Johnson e Steve Krantz
Interpreti: Lisa Pelikan, Bert Convy, Nina Foch, John Gavin,Jeff Corey
Musica:   Porter Jordan
Distribuito da: American International Pictures
Uscita cinematografica americana: 13 Maggio 1978
Durata: 90 min.

Jolly Killer

11 giovedì Ott 2012

Posted by andreaklanza in J, Recensioni di Andrea Lanza, slasher, splatteroni, starlette

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acqua acida, attori suicidi, caroline munro, carrie, cinema, friday 13 th, harry manfredini, horror, jason vorhees, jolly killer, pesce d'aprile, recensione, recensioni, sean s. cunn, venerdì 13

Dieci ex compagni di scuola ricevono l’invito a recarsi a una festa che si svolgerà a Doddsville County High. La data è fissata per il primo aprile, ricorrenza del tragico scherzo in seguito al quale il giovane Marty rimase orribilmente sfigurato. Gli ospiti giungono senza alcun sospetto al loro ex college.

Jolly Killer arriva nei cinema americani nel 1986 quando ormai lo slasher (il genere dove un assassino mascherato uccide ragazzi in fregola) stava ormai tristemente attraversando la sua decadenza. Il pubblico ormai preferiva l’iperrealismo dei Nightmare in elm street che il rozzo verismo dei vari Jason Vorhees, tanto che, proprio in quegli anni, anche una serie importante come Venerdì 13 era arrivata al capitolo finale (per poi ripensarci naturalmente). Jolly Killer fu girato nel 1984, ma per qualche ragione rimase nei cassetti in attesa del momento buono, e, uscendo tanto fuori tempo massimo, non fu un grandissimo successo. D’altronde il titolo originale “Pesce d’aprile” gli fu scippato dal più veloce Fred Walton e si dovette puntare su un più anonimo Slaughter high. Da noi ebbe pochissima visibilità: una vhs Domovideo di media qualità (ma dal doppiaggio agghiacciante) e vari passaggi in tv regionali, per poi sparire nel dimenticatoio. E’ indubbio che Jolly Killer sia un prodotto malriuscito (malriuscito si badi bene, non pessimo), ma dalle trovate eccellenti, soprattutto quando mette in scena le morti più inventive del genere (lattine all’acido che consumano stomaci con fuoriuscita di intestini, amplessi su letti sedia elettrica, trebbiatrici dilania carne, acquedotti pieni di acido, cloache come sabbie mobili, e via di atrocità in atrocità). E’ anche un film girato molto molto bene, soprattutto quando lo slasher era più un genere di machete che di stiletto, a cominciare dalle sue origini più famose, quel Venerdì 13 diretto da Sean S. Cunninghan, non proprio un Orson Welles di tecnica registica. Invece i tre registi (tre non uno!), ovvero George Dugdale, Mark Ezra e Peter Mackenzie Litten (anche effettista speciale in questo caso), ce la mettono davvero tutta con inquadrature mai banali e una certa suspense nella messa in scena. Bastavano comunque già l’azzeccata location (una scuola abbandonata) e l’inquietante ombra del killer vestito da giullare (con i campanellini del suo cappello a preannunciare ogni morte) per fare già la metà del lavoro sul piano atmosfera. Si badi bene poi si sta parlando di un thriller body count tra i più crudeli mai girati, con un inizio lunghissimo dove questa sorta di freak secchione, Marty, viene preso in giro dai compagni più popolari con umiliazioni, anche fisiche, che sfociano nella tortura. Certo il modello è la Carrie di King/De Palma, ma tutto viene talmente esasperato che alla fine non parteggi proprio per questi stronzi che vengono scannati (oltretutto tra i personaggi più antipatici del genere), come magari facevi per William Katt. Jolly Killer è stupidotto è vero e infarcito di momenti scult, soprattutto nei dialoghi, come quando mette in bocca ad una coppia intenta a fare l’amore uno scambio di battute del tipo (lei) “Dimmi qualcosa di eccitante!” (lui) “Cazzo, figa, scopare!”, ma resta un horror nel complesso molto divertente. Sia dato atto poi che ogni domanda sull’assurdità degli eventi (come ha fatto il killer a mettere dell’acido nel sistema idraulico? O come fa un ragazzo che pesa 40 kg alzare un uomo di quasi 80 con una mano? E così via..) ottengono alla fine una risposta plausibile, anche se l’incazzatura è un po’ dietro la porta (ma non possiamo svelarvi il finale). Quindi se resistete dalla tentazione di non spegnere alla prima cretineria narrativa forse l’epilogo vi potrà sorprendere. I nudi non sono molti in una pellicola più di sangue che di pelo, ma abbastanza gustosi, anche se la star del film, Caroline Munro, eroina anche per Luigi Cozzi e il suo Star crash, non mostra neanche un seno. Per fortuna, almeno per l’occhio voyeur nerd del fan slasher, altre due componenti femminili del cast, Donna Yeager e Josephine Scandi, sono molto più generose. Quest’ultima poi avrà una curiosa carriera in Italia interpretando, prima il serial Colletti bianchi, poi l’erotico Malizia 2000, triste seguito del capolavoro samperiano, per poi sparire nel nulla. Bisogna segnalare che l’attore che interpreta il killer Marty, Simon Scuddamore, morì suicida dopo avere ultimato questo horror, all’età di 28 anni, conferendo alla pellicola una certa fama postuma di film maledetto. Jolly Killer non peccava di grandi interpreti comunque (ad un passo dall’amatoriale) ed è quasi sciagurato nel far recitare ad attori quasi quarantenni (come la Munro) il ruolo di sedicenni. Però ha trovate folli che lo innalzano tra l’olimpo dei piaceri perversi del genere: che dire d’altronde di uno slasher che ad un certo punto resuscita i morti ammazzati come zombi tra nebbie irreali? Dispiace che il budget sia al di sotto le aspirazioni dei registi (i quali torneranno tutti e tre dietro la macchina da presa per il modesto Living doll), e questo lo si denota soprattutto nel make up sul viso degli assassinati, insoddisfacente e grottesco. Sulla vhs si legge poi “Dagli autori di Venerdì 13” e questa è una grande bufala perchè a parte lo score di Harry Manfredini, compositore appunto di Friday 13 th, non c’è altro punto in comune con la saga di Jason Vorhees, il gigante dalla maschera da hockey (anche se viene citato con gusto all’interno del film). Jolly Killer è piuttosto figlio dei produttori, Stephen Minasian e Dick Randall, dell’horror spagnolo Pieces (con il poster mostrato persino in una scena di questo film), ma forse Pieces non aveva la stessa fama tra il pubblico di Venerdì 13… Alla fine comunque questo Jolly Killer resta un buon prodotto, divertente e dalla regia briosa, certo non un capolavoro, ma un film che varrebbe la pena di riscoprire e di riesumare dal suo dimenticatoio, anche (o soprattutto) per le sue assurdità. Chi dice che Marty Rantzen valga di meno come killer di Jason Vorhees?

Andrea Lanza

voto 2/5

Jolly Killer

Titolo originale: Slaughter high (ma è conosciuto pure come “April Fool’s day”)

Anno: 1986

Regia: George Dugdale, Mark Ezra, Peter Litten

Cast: Caroline Munro, Simon Scuddamore, Kelly Baker

Durata: 85 min.

VHS: Domovideo – Inedito cinematografico – Vietato ai minori di 18 anni

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