Quando perde la moglie e la figlia per mano di un serial killer, l’investigatore del paranormale Henry uccide prima l’assassino e decide poi di mettere in piedi una squadra di cacciatori di fantasmi per catturare gli spiriti dei suoi cari e permettere loro di riposare in pace. Una volta dentro la casa del killer, il gruppo si renderà conto come i fantasmi siano in realtà ostili, scoprendo la sconvolgente verità che si cela dietro gli omicidi.
Lo sanno anche i sassi che dire l’Asylum è il corrispettivo dei discount cinesi dove trovi roba che sembra che so Nesquik con l’immancabile Quickly, coniglio pazzerello della Nestlè, e invece è Lesquik con la sorniona lontra dagli occhi sottili e malvagi che sorride.

La fiera testimonial del Nesquik del discount
Ecco l’Asylum prende i più grandi successi usciti da poco al cinema e li trasforma in qualcos’altro, non necessariamente imitandoli ma stravolgendoli e lasciando intatta solo la sostanza più superficiale tipo il costume del simil figlio di Odino in Mighty Thor, più vicino comunque a quello visto ne La rivincita del’incredibile Hulk che nell’incarnazione testosteronica di Chris Hemsworth.

IL Thor della Marvel anni 80 uguale a quello Asylum
Nel caso di Ghosthunters, il modello è senza dubbio il remake di Ghostbusters, quello brutto con l’appena citato Chris Hemsworth a tentare di fare la spalla comica e alcune antipaticissime ragazze a vincere il peggior premio di cosplayer de Gli Acchiappafantasmi di Reitman.

La linea comica
In questo caso il livello di clonazione si spinge alla follia visto che del modello resta l’attrezzatura di uno scienziato e lo slimer riasciato dagli ectoplasmi. Stop.
Per il resto Ghosthunters è un onesto e poverissimo torture porn con una storia di spiriti incazzati e un serial killer vestito da medico della peste senza che ci sia davvero una ragione se non il wow dato dal vestito creepyssimo.
Però l’Asylum stavolta il film l’azzecca per caso perché se tralasciamo la cattiva resa degli attori e alcune cazzate d’illogicità narrativa, il film funziona anche in virtù dei propri difetti ovvero la fotografia scadente che valorizza le decadenti scenografie e i continui spaventi a random che almeno una volta ti fregano come una fighetta al liceo, omone dei miei stivali.
Non credete però che stia parlando di un capolavoro, ma di un film appena appena sufficiente, ma che si eleva come un cazzo di dinosauro dal mare di mediocrità che l’Asylum ci ha abituato negli anni dei suoi squali volanti e tutto il nerdume più becero di corollario.
Ghosthunters invece è un film vero che se non si leggesse all’inizio “The asylum” neanche ci faresti caso ai suoi difetti, che come detto ci sono, ma non superano i pregi a cominciare da un’efficace regia di Pearry Reginald Teo, del quale riconosco di aver visto solo Blade Gen – The Gene Generation con la bellissima Bai Ling, un onesto action fantascientifico usa e getta.
La forza di Ghosthunters è di essere uno spettacolo horror da cassetta onesto che da’ quel che promette: fantasmi, sobbalzi alla poltrona, un po’ di sadismo e la sensazione di non aver perso un’ora e trenta della vita. Non proprio il film di una vita ma neanche il solito film Asylum che spegni dopo trenta minuti.
Per certi versi mi ha ricordato il migliore Death tunnel di Philip Adrian Booth, horror del 2005 con una sceneggiatura davvero scema ma con il raro pregio di lasciare durante la visione una sensazione di sporcizia, malattia e morte come poche altre pellicole. Qui non siamo a quei livelli ma l’aria che si respira ogni tanto è la stessa.
Andrea Lanza
Ghosthunters
Regia: Pearry Reginald Teo
Sceneggiatura: Pearry Reginald Teo
Interpreti: Francesca Santoro, Stephen Manley, David O’Donnell
Durata: 90 min